Il mito viaggia su due ruote È tornata Graziella

MILANO. Pedalando pedalando, la nuova Graziella sfila in pedana con fianchi d’alluminio, sederino in ecopelle e occhioni a led. Per una sera, nel bel mezzo della Settimana della Moda di Milano, le due ruote che hanno fatto la storia della bicicletta italiana gareggiano con Armani e Versace e si prendono la scena raccontando come il più semplice dei mezzi di trasporto possa essere anche trendy, sbarazzino e soprattutto pieghevole. Venti secondi per chiuderla, come una Birkin, 15,5 chili di peso, design vintage e tecnologia del futuro per la bici nata nel 1964 e riportata alle glorie di mezzo secolo fa grazie a Bottecchia Cicli di Cavarzere che ne ha fatto la sua Naomi Campbell.
Volendo volendo, la nuova Graziella potrà essere infilata in una sacca e trasportata in bus, in treno o in auto, pronta a essere riaperta in altri venti secondi e correre gioiosamente verso nuove mete.
Quella dell’azienda veneziana, come spiega il presidente Diego Turato presentando la sua creatura, sarà raggiungere e magari superare il successo sfolgorante degli anni Sessanta quando era diventata il simbolo della gioventù spensierata, delle gite all’aria aperta, del foulard tra i capelli.
All’altezza, come si dice, la location del battesimo della nuova bicicletta, il Just Cavalli Hollywood ai piedi della Torre Branca. Passerella, ragazze in mini inguinali e tacchi borchiati, il conduttore di Rtl102,5 Fabrizio Ferrari, una rediviva Flavia Vento che ha subito annunciato di voler dimagrire a furia di pedalate e gli inventore della Graziella del 2012, il designer grafico Marco Gusella della Gusella Adv di Padova, il curatore del design del telaio Gianmario Volpi e Marco Sguotti che ha elencato i talenti della nuova due ruote.
La bicicletta-gioiello è disponibile in tre bi-colori: bianco e nocciola (Brigitte), blu e bianco (Salvador), e nero opaco e oro (Passione). Identiche le prestazioni: telaio in alluminio, cambio a tre velocità, fari a led, pedali in acciaio e resina pieghevoli, cerchi coordinati con il colore della bici, manubrio con manopole in ecopelle, una collezione di accessori che sembra una valigeria di lusso. Bisacce, bauletto, cestino, valigetta per il computer, borsellino sottosella per lo smartphone.
La vedesse oggi Brigitte Bardot, che la chiamava la sua Rolls Royce, libererebbe urletti di gioia. Salvador Dalì, un altro che non poteva farne a meno, la usava invece per trasportare le sue tele. Ma nel delirio del benessere degli anni Sessanta la Graziella era soprattutto la bicicletta della libertà ritrovata, del vado dove voglio anche se l’auto non ce l’ho e se ho l’auto ci ficco dentro anche la bici. Costava pochi biglietti da 10 mila lire, aveva un campanello squillante e veniva venduta insieme a un tubetto di vernice per ritoccare i graffi.
Un artigiano tedesco se ne innamorò tanto da realizzarne un modello unico interamente placcato d’oro 24 carati, oggi conservato alla Bottecchia Cicli sotto una teca di vetro. Guardandola e riguardandola, i vertici dell’azienda devono aver pensato che forse era il caso di riprovarci. Ancora una volta, come 50 anni fa, con Grazia (questa volta Grazia.it) come media partner del lancio. Adeguato ai tempi anche il prezzo: 699 euro. In linea con lo spread. (m.pi)
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