Il Papa e il pittore i Tiziano mai visti agli Eremitani

Prestati dal collezionista Ferdinando Peretti i due capolavori in mostra fino al 30 settembre

di Barbara Codogno

PADOVA

Papa Paolo III, il Farnese, fu una delle più grandi figure storiche a ricoprire la carica papale. Un uomo, un Papa che giocò fino in fondo la sua partita politica personale e per far questo si avvalse anche del grande Cadorino. Era il 1543 quando Papa Paolo III chiamò il Vecellio a ritrarlo. Non un dipinto qualsiasi ma un'opera che servisse all'operazione che il Farnese stava giocando con Carlo V.

Per questo Tiziano dipinge il papa senza il camauro: pronto a chinare il capo e ad aprire la borsa per ottenere dall'imperatore l'investitura di Parma e Piacenza e, già che c'era, pure il Ducato di Milano. Tiziano, che raggiunse il papa in Emilia, si trovò di fronte, come racconta Andrea Donati - curatore della mostra con Lionello Puppi- un uomo raccolto in se stesso e che bisbigliava a bella posta. Perché chi lo ascoltava fosse costretto a farsi attento. Tiziano non poteva farlo posare come un modello. Così lo seguì per due mesi, da lontano. Paolo III ha un volto calcolatore, completamente diverso da quello del pittore, ispirato e assorto. A vederli, l'uno di fronte all'altro, manca il fiato.

Sono bellissimi questi due inediti di Tiziano che da oggi fino al 30 settembre 2012 potremo ammirare a Padova esposti ai Civici Musei agli Eremitani. Provenienti dal Regno Unito dal collezionista italiano Ferdinando Peretti che li ha prestati al Museo. E c'è da dirgli grazie. Dopo la felice esperienza di “Ospiti al museo” un collezionista privato presta oggi questi due favolosi dipinti che a Padova, ricorda l'assessore Andrea Colasio, trovano perfetta collocazione a fianco degli affreschi realizzati dal Tiziano alla Scuola del Santo nel 1510. Ecco allora che “Tiziano e Paolo III. Il pittore e il suo modello” è un'occasione per vedere da vicino, in una replica d'autore eseguita dallo stesso maestro (l'originale è a Napoli), il ritratto di Papa Paolo III senza camauro dialogare con l'inedito olio su carta “Autoritratto” di Tiziano. Da una parte il Pontefice seduto sulla “carega” di legno tappezzata di velluto scarlatto,, dall'altra il Tiziano che lo scruta in modo enigmatico e che, come saggiamente ci suggerisce Davide Banzato, direttore dei Musei Civici agli Eremitani: «forse in cuor suo temeva ed era costretto a rispettare senza un intimo apprezzamento».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova