Il pm D’Angelo: «Mi sento miracolato»

Un cellulare. E poi una borsa piena di documenti. Un pezzetto di vita, anche professionale, recuperato qualche giorno da dai vigili del fuoco, scavando tra le macerie di una delle tante case di...

Un cellulare. E poi una borsa piena di documenti. Un pezzetto di vita, anche professionale, recuperato qualche giorno da dai vigili del fuoco, scavando tra le macerie di una delle tante case di Voceto, frazione di Amatrice. Troppo poco? «Mi basta... Sono stato miracoloato. Siamo tutti salvi e questo è quello che conta. Non riesco neanche a pensare se fosse andata diversamente per i miei figli o la mia compagna... Sarei ancora lì a scavare con i denti» racconta il pubblico ministero di Padova, Roberto D’Angelo. La notte della scossa assassina dormiva nella casa del bisnonno a Voceto. Con lui, i tre figli di di 14, 12 e 9 anni e la compagna, l’avvocato Federica Turlon. «Il terremoto ci ha svegliati per fortuna. Mi sono ritrovato con la mia figlia più piccola accanto... Mi teneva la mano terrorizzata. L’altra figlia di 12 è scappata giù per le scale al piano terra e il maggiore si era messo un cuscino in testa per proteggersi ... Era buio, si udiva il boato dalla montagna e avevamo la sensazione che le pareti scoppiassero lanciando calcinacci... Ho urlato» racconta il magistrato, «mandando tutti avanti. Abbiamo raggiunto il piano terra mentre il soffitto stava crollando. Ma giù sembrava l’apocalisse: dal caminetto usciva un fiume d’acqua, per terra c’era fango e la porta d’ingresso non si apriva». Una porta che finalmente s’è spalancata ed è stata la salvezza. Dalle macerie sono spuntanti solo quel cellulare e il borsone. «Ma noi siamo vivi» dice. E ammette: «Ho tremato fino al mattino seguente. Mi sento un miracolato».

Cristina Genesin

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