Il Pollini all’interno della caserma Piave

Il conservatorio tratta per trasferire la sua sede in riviera Paleocapa, dove è rimasto solo l’ufficio documentale
Di Cristiano Cadoni

In passato le trombe dell’adunata, in futuro probabilmente un’orchestra intera. Per adesso tra le mura della caserma Piave di riviera Paleocapa c’è soprattutto silenzio. Smobilita, un po’ per volta, il comando di difesa interregionale nord. E negli spazi enormi che hanno ospitato per lustri e lustri il rito dei “tre giorni” per i diciottenni di tutto il Nordest restano soltanto pochi impiegati dell’esercito e chilometri di fascicoli da trasferire. Il futuro, per quest’area militare altamente strategica sotto il profilo urbanistico, è ancora tutto da scrivere. Ma il passaggio dal demanio militare a quello civile è dietro l’angolo e dovrebbe concretizzarsi entro la prima metà dell’anno prossimo. Così le porte della caserma si spalancheranno a un sacco di futuri possibili. Tra questi, il più probabile è il trasferimento del conservatorio Pollini, istituzione storica e prestigiosa che da tempo reclama a buon diritto spazi adeguati per sopravvivere e magari anche crescere, perché le aule a disposizione degli studenti di musica - tra la sede centrale di via Eremitani e quella staccata di via Bertacchi - non bastano più.

A confermare che non si tratta solo di un’ipotesi è un verbale del consiglio di amministrazione del conservatorio. A metà del luglio scorso il direttore Leopoldo Armellini aveva informato tutti che «c’è la possibilità di trasferire il conservatorio alla caserma Piave”, che «al sindaco è già stato comunicato l’interesse per quella nuova sede» e che con il generale Bruno Stano (comandante della forza interregionale, ndr) si è discusso dell’eventualità di attuare il suddetto piano anche con l’aiuto del ministero della Difesa». Da allora non è successo molto, per la verità. Il progetto è ancora vivo, anche se si valutando diverse modalità di “occupazione” della caserma. Il Comune sa che la sede di via Eremitani non è più adatta al conservatorio e - confermano fonti interne al Pollini - ha garantito che valuterà ogni possibilità per il futuro. D’altra parte c’è di sicuro che il progetto è affascinante. Perché darebbe nuova vita a una struttura vuota e dalle enormi potenzialità; perché riqualificherebbe un’area centrale ma poco viva, con la presenza di studenti e con spazi dedicati alla musica, sulla scia di quanto è già stato fatto in Germania, dove tante caserme sono tornate a vivere come spazi culturali e dedicati allo studio e ai concerti; perché - infine - sarebbe il primo esempio di riutilizzo di un’area militare in città e aprirebbe una strada tutta da esplorare anche per altre strutture della città, la Prandina e la Romagnoli in testa.

Dall’esercito confermano che, conclusa l’operazione sicurezza per l’Expo (dalla Piave si sorvegliavano i Padiglioni grazie a una sala operativa altamente tecnologica), l’abbandono della struttura è praticamente completo. Il comando è andato via del tutto e si è spostato nella caserma Salomone di Prato della Valle. C’è solo l’ultimo grande trasloco da fare. E poi le chiavi della caserma passeranno idealmente alla città.

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova