Il polo delle analisi mediche da 20 mila referti al giorno

«Le apparecchiature che vedete smistano le provette e ne valutano l’idoneità. La prima fase è tutta automatizzata» spiega con una punta d’orgoglio la dottoressa Samuela Buscagin, direttore tecnico della Rete Diagnostica Italiana (Rdi), mentre passa accanto a due macchinari enormi. All’interno, ben visibile, un rumoroso braccio meccanico infilza una dopo l’altro decine di campioni, che si muovono compatti come un esercito di soldatini. Poco oltre un’intera sala di attrezzature per l’analisi del sangue, seguite da altri operatori che leggono, controllano, analizzano.
La catena di montaggio procede incessante, con numeri da capogiro: 20 mila esami al giorno solo tra quelli di routine (ematologia, coagulazione, immunometria, urine). Poi se ne aggiungono altri 5-600 di specialistici. Le provette arrivano da tutta Italia e si concentrano nell’immenso laboratorio di Limena, dove nel 2016 Lifebrain ha aperto il suo hub più grande sul territorio nazionale: Rdi, appunto.
Una struttura che si estende per 3.500 metri quadrati e dà lavoro (tra professionisti, tecnici e amministrativi) a circa un’ottantina di persone.
Un intero piano è dedicato alle analisi di routine, poi troviamo il settore dedicato alle analisi specialistiche. Tra queste l’ala di anatomia patologica, dove arrivano soprattutto gli esami istologici (15mila l’anno), citologici e pap test. «Un anno fa» spiega la dottoressa Graziella Calugi, chief medical officer di Lifebrain «abbiamo inaugurato la nuova microbiologia, che come entità di servizio è paragonabile a quella di un hub ospedaliero regionale. Infatti collaboriamo anche con molti ospedali, che mandano qui i campioni anche dei pazienti in terapia intensiva: lì la velocità d’analisi è fondamentale, qualche ora può fare la differenza tra una vita salvata ed una persa. Appena si evidenzia una positività ad un germe, anche in assenza di personale, si attiva un alert automatico al servizio ospedaliero. La mole di dati epidemiologici che possiamo raccogliere» aggiunge Calugi «ci ha portati anche a condividere dati epidemiologici con servizi di igiene pubblica». L’azienda, nata nel 2014, ha avuto finora una crescita esponenziale: 290 centri in tutta Italia di cui 40 solo in Veneto, dove LifeBrain esegue 7 milioni e mezzo di esami l’anno. È attualmente il primo network italiano nel campo della medicina di laboratorio, e su Padova ha grandi progetti.
«Entro la fine dell’anno» assicura l’amministratore delegato, Riccardo Manca «completeremo l’ampliamento dell’anatomia patologica, che quest’anno sta registrando un aumento di campioni in arrivo intorno al 15%. Inoltre dal 2020 saranno ampliati e rinnovati anche altri reparti, compresa la Tossicologia. L’investimento complessivo è di mezzo milione di euro». Tra le novità in arrivo anche nuovi esami: uno riguarda il microbiota fecale, per il quale sta per essere commercializzato un nuovo test semplicissimo, che in parole semplici dice se il paziente sta bene o se ci sono “disbiosi”, con tutto ciò che ne consegue. Nuovi test in arrivo anche per le gestanti (riguardano le infezioni come toxoplasmosi o citomegalovirus), per i bambini (che potranno verificare eventuali intolleranze alimentari con un semplice tampone salivare, mentre attualmente è in uso un esame lungo ed invasivo) e per gli sportivi. Perché anche questo è un modo per prepararsi all’arrivo delle olimpiadi italiane. —
Silvia Quaranta
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