Il prefetto Laganà: «Si indaga per sequestro e danneggiamenti»

Al vaglio la posizione di 30 migranti. L’operatore ha violato le norme sanitarie, rischia anche la coop
tome agenzia fotofilm treviso convegno sulla legalità a santa caterina
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TREVISO

«Tutte le condotte che hanno violato la legge e le regole saranno perseguite con tutte le conseguenze del caso». Il prefetto Maria Rosaria Laganà, dopo due giorni di sommosse alla ex caserma Serena, ribadisce che non ci sarà alcuna tolleranza per quanto avvenuto giovedì e ieri al centro di accoglienza per profughi.

Un messaggio molto esplicito, che la rappresentante del governo invia idealmente a tutti i protagonisti della vicenda: ai migranti che si sono ribellati, alla Nova Facility e anche all’operatore rientrato senza rispettare i protocolli previsti. Andiamo con ordine.

LA SOMMOSSA E IL SEQUESTRO

«Le forze dell’ordine stanno completando i loro rapporti su quanto accaduto in questi due giorni, ma senza dubbio si profilano i risvolti penali dei danneggiamenti avvenuti durante le proteste», avverte il prefetto. E il sequestro? «Sarà il magistrato a valutare, posso dire che l’impedimento all’attività degli operatori sanitari, per quanto di breve durata, c’è stato. E questo, anche alla luce delle immagini, del materiale fotografico e delle testimonianze, può configurare gli estremi del sequestro, ma ripeto sarà il magistrato a dire l’ultima parola». Ieri sera la situazione sembrava tornata tranquilla: i richiedenti asilo sanno che fino al prossimo 22 giugno non potranno lasciare la caserma, come impongono le norme sulle quarantena.

I RIVOLTOSI SONO UNA TRENTINA

I responsabili? Laganà è molto chiara: «È appurato che a guidare la sommossa siano stati 4-5 migranti, particolarmente facinorosi, cui successivamente si sono aggregati altre 20-25 persone», dice il prefetto, «Parliamo dunque di una trentina di richiedenti asilo sui 313 attualmente ospitati alle ex caserme. E anche questo va tenuto presente». Come dire che la sommossa ha interessato un migrante su 10, e che la stragrande maggioranza non ha seguito i rivoltosi.

COSA RISCHIANO OPERATORE E COOP

Ma Laganà non si ferma qui. Tiene banco anche il caso dell’operatore pakistano rientrato senza osservare la quarantena: «È acclarato che l’uomo non ha rispettato le norme e i protocolli per chi rientra dall’estero, si è reso responsabile del contagio», puntualizza, «Ho già chiesto un rapporto alla Nova Facility, la prossima settimana incontrerò i responsabili. Ci potrebbero essere conseguenze contrattuali. Ma non dimentico che fino a pochi giorni fa, anche in piena pandemia, la situazione era stata tenuta sotto controllo con scrupolo e rigore, dunque la coop aveva dimostrato la massima serietà. E aggiungo un ulteriore aspetto: conforta in questa situazione che, sin qui, ci sia un solo positivo su oltre 300 persone sottoposte ai test». —

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