Il provveditore ordina: «Indagine interna sull'insegnante che sputava sui poliziotti»

Maria Giachi denunciata per resistenza a pubblico ufficiale. L'associazione “Non una di meno” insorge: «Sciacallaggio mediatico» 
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - MANIFESTAZIONE PEDRO
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - MANIFESTAZIONE PEDRO

PADOVA. «Mi attiverò con una verifica interna per capire cos’è successo». Roberto Natale, il nuovo provveditore agli studi di Padova, già da stamattina si occuperà del caso di Maria Giachi, la militante del collettivo politico Gramigna (ora Marzolo occupata) fermata dalla polizia venerdì sera dopo un corpo a corpo a suon di calci e sputi. La donna insegna Matematica all’istituto Alberti di Abano.

«Generalmente per casi come questo sono le autorità che ci informano con i rapporti ufficiali, in questo caso dovrebbe essere la Questura a inviarci la documentazione ufficiale» rileva il provveditore.

La manifestazione. Venerdì sera Maria Giachi era in prima fila nel corteo degli antagonisti che cercava punti di contatto con la marcia di Forza Nuova. La polizia doveva evitare che questo accadesse, così quando i centri sociali hanno tentato di forzare il blocco in via Oberdan, è partita la carica.

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Durante la colluttazione sono state fermate due donne, una delle quali è Maria Giachi, che si ribellata nel tentativo di divincolarsi, prendendo a calci e sputi alcuni funzionari della polizia e dei carabinieri che provavano a bloccarla davanti al Pedrocchi, nella zona pedonale della città. Alla fine è stata caricata in una volante e trasferita in Questura, dove è stata denunciata a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale.

Le reazioni. Levata di scudi generale contro il mattino di Padova, che ha riportato la circostanza che si tratti di una insegnante delle superiori, coinvolta in un caso per certi versi molto simile a quello in cui si è trovava la sua collega di Torino.

domenica c’è stata una levata di scudi generale contro il mattino, soprattutto da parte del movimento “Non una di meno” di cui la Giachi è parte integrante: «Un grave articolo diffamatorio nei confronti di una donna che, come tante altre, in questo momento storico è una lavoratrice precaria e sta lottando a partire dalla propria condizione per la libertà e per i diritti di tutti. È inaccettabile che venga messa a repentaglio la vita privata e professionale di una persona, sottoponendola alla gogna mediatica. Questo è un atto vendicativo ed un tentativo intimidatorio nei confronti di tutte le soggettività presenti nelle lotte».

Levata di scudi. «Tutto questo è violenza, è la violenza del potere, del manganello, della legge, della penna. È una perfetta immagine della violenza patriarcale contro cui lottiamo tutti i giorni», scrivono invece quelli del circolo Catai. —


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