Il ritorno di Alex Masi, storico rocker d'esportazione

Alex Masi, il chitarrista mestrino emigrato negli Usa stasera suona Al Buso
Alex Masi, il chitarrista mestrino emigrato negli Usa stasera suona Al Buso
 
MESTRE.
Alex Masi, virtuoso della chitarra rock aperta al jazz e alla world music, oggi alle 21.30, farà tremare i muri dell'hostaria Al Buso di piazza Ferretto, a Mestre. Il chitarrista mestrino, di ritorno da Los Angeles dove vive e lavora dal 1986, presenterà in concerto il suo nuovo interessante cd «Theory of everything», (Lion Music).  Molti ricorderanno Masi come chitarrista di una delle prime band italiane di heavy metal ad essere apprezzate anche all'estero: i Dark Lord. Stiamo parlando di un periodo lontano che si colloca tra il 1983 e il 1986, e che finì con la partenza di Alex per la California, chiamato dall'etichetta Usa Metal Blade. Inizio della splendida carriera di un artista che, tra i suoi punti forti, ha un'apertura mentale che lo ha portato ad approfondire i generi musicali più disparati, dal rock alla musica classica, dall'antica tradizione indiana al jazz e dalla fusion agli sperimentalismi più coraggiosi. Inoltre, Masi ha una tecnica stellare che gli dà la sicurezza di suonare quello che vuole, pensando sempre in termini musicali alti. Il nostro chitarrista a Los Angeles ha inciso diversi album a suo nome, ma anche con la band Masi e con il super-trio Mcm (Masi, Coven and Macaluso).  Il chitarrista ha avuto modo di entrare in confidenza e di collaborare con dei mostri della sei corde come Allan Holdsworth e il compianto Shawn Lane. Inoltre, ha inciso con Carmine Appice, già batterista di Rod Stewart, Jeff Beck e dei Vanilla Fudge.  Masi è famoso anche per aver detto di no a suo tempo al produttore Guido Elmi che lo voleva nella band di Vasco Rossi. A questo proposito il chitarrista racconta: «Sono passati tanti anni: in quel momento ero un pò incasinato, ma non ho rimpianti. Non è quello che voglio dalla vita, essere il chitarrista di Vasco. Poi, la sua musica non c'entra niente con quello che faccio io».  E a proposito del titolo del nuovo disco, ha spiegato: «E' ispirato al pensiero del fisico inglese Stephen Hawkings, che negli anni Settanta svelò la termodinamica dei buchi neri. Lo scienziato se ne venne fuori con la teoria che spiega i misteri dell'universo, andando oltre alla teoria della relatività di Albert Einstein. Hawking trovò una formula sola per spiegare tutto: e non a caso ha vinto il Nobel». (m.bugl.)

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