Il rombo delle Harley Davidson per l’addio al “gigante buono”

/ FONTANIVA
Le lacrime di una famiglia e di una comunità, il rombo dei motori delle Harley, la musica e la voglia di futuro di un uomo di 33 anni: così, ieri, è stato detto addio, nella chiesa di Fontaniva, a Luca Sgarbossa.
Saldatore alla Sit, un’azienda del posto, Luca aveva tanti sogni che il celebrante, don Ettore Simioni, ha ripercorso: «Nel Vangelo Zaccheo sale sull’albero per incrociare lo sguardo di Gesù. Anche Luca all’alba della sua vita da adulto guardava avanti, aveva progetti, alcuni realizzati, altri li stava portando avanti. Aveva frequentato un corso di apicoltura, teneva due arnie, si occupava con amore delle sue api. Suonava la batteria, si era cimentato in un piccolo gruppo, incidendo un cd. Ma il suo sogno fin da piccolo era quello di correre in moto».
Decine di moto hanno accompagnato il corteo funebre, sulla bara coperta da gerbere e rose arancioni c’era il gilet in pelle del centauro.
«Appena messi da parte i soldi necessari, ha acquistato la prima moto, poi è arrivata la fidanzata e quindi ne serviva una seconda, con due posti. Era un solitario, ma frequentava i motoraduni e si era fatto tanti amici, era spesso a cena con loro». Anche la sera prima del drammatico incidente di domenica scorsa in cui ha perso la vita, in Borgo Padova a Cittadella; la giornata di sabato l’aveva invece trascorsa in famiglia per festeggiare il compleanno del padre. «Dopo un paio di anni di ricerca», ha continuato il don, «Luca aveva trovato la casa dei suoi sogni nel Polesine, era lontana ma c’erano cinquemila metri di terreno dove sognava di tenere cani, gatti e caprette. A giorni avrebbe firmato dal notaio. Amava tanto la sua famiglia, era un giovane buono e generoso, non rifiutava mai una richiesta d’aiuto. Ora è tutto finito, ma questo ragazzone con la barba e i capelli lunghi, con l’aspetto da duro e gli occhi buoni, continueremo a portarlo nel nostro cuore, nella nostra mente. Oggi è un momento di riflessione, questa tragedia travolge le nostre certezze e richiede un cambiamento».
La sua classe ’86 gli ha dedicato un pensiero: «La tua compagnia ci faceva sempre divertire, non ti risparmiavi mai, eri un vero gigante buono, e la tua passione per i motori ti faceva sentire libero». La musica ha accompagnato l’ultimo viaggio, con una delle canzoni più care a Luca, “Tears of the dragon”, le lacrime del drago, di Bruce Dickinson, il testo racconta il percorso necessario per riuscire a superare le proprie paure: «Mi getto nel mare, libero l’onda». —
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