Il sindaco di Bagnoli dice no ai profughi

BAGNOLI DI SOPRA. «Non siamo razzisti, a Bagnoli di Sopra 25 profughi li ospitiamo già. Ma come si può pensare che un paese di poco più di 3.000 abitanti si faccia carico di una maxi struttura con almeno un centinaio di profughi?».
È preoccupato, il sindaco di Bagnoli di Sopra, Roberto Milan. «Mi ha chiamato verso l’una il prefetto capo Morcone» spiega «avvisandomi che hanno soltanto preso in considerazione come ipotesi la sede della ex base di Bagnoli. Non è stata presa alcuna decisione» ci tiene a sottolineare Milan. «Il prefetto capo e il prefetto Patrizia Impresa hanno espresso l’intenzione di incontrarmi, per discuterne e capire se il Comune può essere d’accordo: il progetto verrebbe gestito infatti solo in condivisione con il Comune. Non sono certo questioni di cui si può parlare al telefono, e per ora abbiamo avuto solo una telefonata: per una riflessione seria bisogna attendere qualche giorno, perché prima è necessario che si svolga questo incontro».
Messe le mani avanti sul fatto che nulla è già stato stabilito in via definitiva, il sindaco sottolinea ripetutamente le sue grosse perplessità. «Già al telefono ho risposto al prefetto capo che trovo alquanto difficile che il Comune di Bagnoli di Sopra possa riuscire a predisporre un’organizzazione di questo tipo» evidenzia. «Già oggi siamo carenti di risorse e facciamo molta fatica a gestire l’ordinaria amministrazione. Basta guardare i numeri: il nostro Comune ha 3.625 abitanti, con 9 dipendenti comunali. Abbiamo un solo agente di Polizia locale e cinque carabinieri che devono coprire un territorio vastissimo. Se si chiede al Comune di Bagnoli di gestire una cosa del genere, io dico assolutamente no, non abbiamo le capacità e le potenzialità organizzative. Solo Comuni più grandi e strutturati potrebbero avere le capacità».
Il sindaco ci tiene a sottolineare che non vuole sottrarsi: «Non è una questione di razzismo, ma di territorio; non riusciremmo a far fronte alla gestione e alle possibili tensioni sociali. Non ha senso fare una grande concentrazione in un unico posto. Meglio distribuirli tra i Comuni della regione. Oggi ho 3.000 euro a bilancio per le famiglie indigenti. Non riusciamo a far fronte all’emergenza sociale. È questo il piano su cui la metto, non il razzismo, che non so neanche cosa sia». In concreto, poi, le perplessità sono parecchie anche per quanto riguarda lo stato di conservazione delle strutture della ex base. Oggi ancora dell’Aeronautica e area demaniale, ma che potrebbe nell’ipotesi passare al Comune. «In un mese non sarebbe possibile sistemarle» assicura Milan. «Mancano gli impianti elettrici, idrici, i serramenti, piove dentro, gli alloggi non sono utilizzabili, c’è solo una grande area. Penso che i profughi andrebbero collocati nell’area degli alloggi, ma servirebbero dei prefabbricati perché le strutture non sono recuperabili velocemente. Ma se si sfrutta solo il terreno, allora qualsiasi zona della regione andrebbe bene ugualmente».
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