Il successo dei Battisti Project nasce dallo spirito di periferia

Una storia di periferia. Di quelle d’altri tempi, in cui il successo nasce nello scantinato dove, provando e riprovando, si coltiva il sogno di diventare artisti. È per certi versi una favola quella dei Battisti Project. Omar Castello e Lamberto Gregorio, musicisti ma soprattutto amici per la pelle, non avrebbero mai immaginato di arrivare alla ribalta nazionale. Erano partiti semplicemente per cantare Lucio e dare una svolta di qualità al loro amore per la musica. Battisti gli sembrava un universo ancora poco esplorato, nonostante le sue canzoni siano tutt’oggi nel cuore di più generazioni e continuino ad essere fra le più richieste nelle dediche delle radio locali.
Era l’estate del 2010 quando Omar e Lamberto, monselicense il primo e di Saccolongo il secondo, dettero il la al progetto. In soli due anni il loro gruppo è diventato la tribute band più brava d’Italia nel riproporre i brani del cantautore reatino. E a stabilirlo non fu una giuria qualsiasi, ma quella del Premio Poggio Bustone, festival nazionale dedicato a Lucio Battisti. Giuria presieduta da Detto Mariano, arrangiatore di Lucio, e composta fra gli altri da Luciano Torani, noto tecnici del suono, e da Sara Borsarini, corista nelle prime hit di Battisti. I Battisti Project, partiti da Monselice con un furgone scassato (che li lasciò a piedi in autostrada già a Boara Pisani), prima si imposero nella selezione indetta allo storico “The Place” di Roma sbaragliando la concorrenza di altre band ispiratesi a Lucio e poi, come premio, ebbero l’onore di esibirsi a Poggio Bustone, il paese natale di Battisti proprio il 9 settembre, nel 14° anniversario della sua scomparsa. E fu là che il gruppo in uno spassoso fuori programma duettò con Sara Borsarini in persona, per poi ricevere sul palco la prestigiosa targa che li consacrava come cover band ufficiale di Lucio. «Ma il premio più bello» confessa Castello «fu sentir dire a una zia di Battisti che ascoltando le nostre canzoni aveva ritrovato il suo vero Lucio».
Dei Battisti Project, “reclutati” da Omar e Lamberto, chitarrista il primo e batterista il secondo, in una sorta di artigianale (ma serio) “X Factor”, fanno parte anche altri ragazzi veneti. Devis Poletto, la voce, veneziano di Fiesso d’Artico, è uno che arriva da Hard Rock e sport. Le sue doti canore le ha affinate studiando. Savino Cipri è del Sud, ma vive a Monselice. Chitarre acustiche ed elettriche sono la sua vocazione. Fabio Milan, rodigino, è il bassista autodidatta: è cresciuto a pane e Led Zeppelin. Gilberto Ongaro, il baby della band, è di Montegrotto. Un animo inquieto, sputa l'anima alle tastiere e scrive anche brani dove dissacra il classico. Barbara Bordin, padovana, definirla corista è riduttivo. Basta ascoltarla quando interpreta Mina da solista.
Prima della sbornia di successo di Roma, la band aveva vinto un premio alla rassegna padovana “Canta l'autore” con “Anna”. Ripropone Battisti, per ora solo nel repertorio di Mogol (Panella più avanti), ispirandosi a un sound rock moderno e ricercato. A ogni concerto si aggiunge qualche sorpresa, provata nella casa rurale dei nonni di Omar, nella campagna monselicense, dove l’insonorizzazione è stata creata foderando una stanza di rudimentali imballaggi per le uova. Il loro Battisti è musicalmente molto attuale. Il successo di Roma non ha dato alla testa a questa band di periferia, che continua ad alternare concerti in sedi importanti ad esibizioni in feste popolari o in locali di paese. Proprio per non perdere l’identità e per continuare a cantare anche per divertirsi. Prossime date: domani sera a Conselve (Bon Bon), il 12 aprile a Lozzo Atestino (Barracuda), il 25 a Santa Maria di Sala (Black Rose), il 16 maggio a Due Carrare (Re di mezzo), l’8 giugno a Este (Festival Estense allo Zebbra), il 14 giugno a Piove di Sacco, il 26 luglio a Binasco (Milano) al festival della canzone d’autore.
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