Il suo paziente uccise, psichiatra assolto
Aveva in cura fino a 20 giorni prima l’anziano che accoltellò a morte la moglie: una perizia lo scagiona dopo 3 anni

Montagnana, 26.02.2014.Epigrafe dei coniugi Pietro Zaramella ed Edda Rossetto, apparsa stamane.ph. Zangirolami
MONTAGNANA. Un pensionato 81enne, Pietro Zaramella, aveva ucciso a coltellate la moglie, malata terminale, e poi si era tolto la vita 22 giorni dopo essere stato dimesso dal reparto di Psichiatria dell’ospedale di Schiavonia. Come un assassino è stato indagato per il reato di omicidio volontario il medico che lo aveva curato, il dottor Gianni Ivo Tamiello, 56 anni, originario di Schio e residente a Padova, psichiatra dell'ospedale monselicense. Poi quell’originaria accusa è stata riformulata durante l’indagine e il dirigente-medico, finito nei guai per atti compiuti nell’esercizio della sua attività professionale, si è ritrovato sul banco degli imputati per il reato più “lieve” di omicidio colposo. Tre anni e mezzo d’incubo. Ieri l’assoluzione con formula piena pronunciata dal gup di Rovigo Pietro Mondaini. Un’assoluzione reclamata tanto dal pm Davide Nalin (presente all’udienza ma non titolare dell’inchiesta) quanto dal difensore, il professor Alberto Berardi del foro di Padova.
«Finalmente dopo tre anni di calvario il dottor Tamiello è stato riconosciuto totalmente estraneo a ogni responsabilità. La perizia ordinata dal giudice ha chiarito come non sia stato commesso nessun errore da parte dal medico. Il rischio omicidio-suicidio nel paziente di certo non era prevedibile a breve e a medio termine» rileva con soddisfazione il professor Berardi.
L’omicidio-suicidio.
Il pm rodigino Fabrizio Suriano, titolare dell’inchiesta, aveva ritenuto responsabile il dottor Tamiello della tragedia avvenuta in una casetta di Montagnana, in via Brancaglia 39. Era il 4 febbraio 2014: il pensionato Pietro Zaramella aveva ucciso con tre fendenti all’addome la moglie Edda Rossetto, coetanea, prima di avvertire i carabinieri dell’accaduto. E anche di quello che stava per succedere. «Ho appena ucciso mia moglie. E ora mi impicco» aveva ripetuto al telefono. All’arrivo, la scoperta dei cadaveri. Il corpo dell’uomo nella rimessa degli attrezzi agricoli: si era suicidato come preannunciato.
L’inchiesta.
Zaramella era arrivato al limite. Non riusciva più a sopportare il peso di una situazione familiare insostenibile: la compagna di una vita era stata colpita da ischemia cerebrale, poi da un tumore al polmone e viveva attaccata a un respiratore; lui si sentiva solo, schiacciato dal peso di dolore e fatiche quotidiane, incapace di reggere i “doveri” familiari, ma pure di “staccarsi” da lei. Il pm Suriano indaga il dottor Tamiello e una collega: omicidio volontario la prima contestazione. Alcuni mesi più tardi dopo l’interrogatorio dei medici, l’accusa è ridefinita in omicidio colposo, tipico reato della (presunta) responsabilità professionale: per il dottor Tamiello la richiesta di rinvio a giudizio, prosciolta la collega che era di turno solo il giorno delle dimissioni del paziente.
Il giudizio.
Davanti al gup Mondaini, chiamato a pronunciarsi sulla richiesta, il professor Berardi ha chiesto e ottenuto l’ammissione al rito abbreviato per lo psichiatra. Secondo il difensore, andava giudicato subito e nel merito. Il gup ha ordinato una perizia affidata al dottor Emanuele Toniolo del Dipartimento di salute mentale di Rovigo: indispensabile chiarirsi le idee prima di valutare l’eventuale condotta negligente di un medico della mente, nei guai in seguito al reato commesso da un suo paziente.
La perizia.
«Emerge una situazione caratterizzata da una rete familiare molto impegnata nelle proprie occupazioni e da una difficoltà dello Zaramella di accettare aiuto... Il figlio ha consegnato la lettera di dimissioni del padre al medico di famiglia solo il 3 febbraio pur essendo avvenuta la dimissione il 28 gennaio ed essendo stati consegnati come prassi farmaci solo per il tempo necessario a recarsi dal medico di base» si legge nella perizia. «Non si configura una condotta negligente che qualifichi come imprudente la decisione di dimettere il paziente... C’era stato un graduale e progressivo miglioramento del quadro clinico».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video