Il tesoro finito alle Bahamas
Patrimonio valutato in 90 milioni, solo 2 eredi in giudizio
Com'era prevedibile, solo i fratelli Elena e Renzo Fontani si sono costituiti parti civile all'udienza preliminare sul ventilato falso testamento dell'eredità da 90 milioni di euro lasciata dall'imprenditore Mario Conte al suo fido maggiordomo Luciano Cadore. L'hanno fatto in quanto suoi cugini di primo grado e quindi, qualora il testamento venisse dichiarato falso, successori legittimi di Conte. Un «labirinto d'interessi» il cui filo d'Arianna potrebbe riservare altre sorprese.
Non si sono invece costituiti in giudizio altri parenti di Conte, in particolare i Mazzuccato, gli stessi che si sarebbero recati in Svizzera con il pullmino accettando l'offerta di circa 300 mila euro a testa in cambio della rinuncia a promuovere causa civile contro Cadore. Emerge un particolare cronologico non secondario: ciò avvenne prima che Elena Fontani presentasse denuncia in Procura chiedendo e ottenendo dal gip il sequestro preventivo di tutti i beni di Conte, valutabili in un patrimonio di circa 80-90 milioni finora accertato. Ma la cifra potrebbe salire. In ogni caso, è stata recuperata solo una parte di quella fortuna da capogiro, spalmata tra beni mobili, immobili e contanti. Una cifra rilevante del tesoretto (valutata dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria in circa 15 milioni) sarebbe finita alle Bahamas, spezzata in una miriade di scatole cinesi di facciata. Tornando al sequestro, il legale della Fontani partì al contrattacco forte della consulenza calligrafica redatta dalla grafologa Lucia Fogarolo e ricavata dalla comparazione dei bollettini di versamento dei contributi dei dipendenti domestici relativi agli ultimi dieci anni e dalle sette firme contenute negli atti notarili scritti di suo pugno dall'imprenditore Conte. E venne pure fatta una comparazione tra alcuni appunti scritti dal pellicciaio ultra-milionario. A ciò si è aggiunta la consulenza tecnica conferita dal pm Sergio Dini alla dottoressa Nicoletta Cavazzana, le cui conclusioni coincidono con quelle della collega Fogarolo e dello stesso Ris di Parma. Se ne deduce la non attribuibilità di quel testamento olografo del 9 settembre 1999 che nomina Cadore erede universale di una fortuna. Ma fin dalla prima udienza del processo, fissata per il 18 gennaio 2011, sarà il professor Piero Longo ad ingaggiare una strategia difensiva a tutto compo, contrapponendo consulenze che dichiarano invece legittimo quel testamento. In ogni caso, la battaglia decisiva, pur se più lunga, si giocherà in sede civile, dove chi perde rischia di passare da milionario a nullatenente. O quasi.
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