Il Torresino ancora off limits Cucine popolari incubo contagi

I 39 ospiti positivi dell’asilo notturno di via del Torresino rimangono all’interno della struttura. Al momento non sono previsti trasferimenti ed è molto probabile che passeranno lì tutto il periodo di quarantena, finché ognuno non avrà due tamponi negativi. Per quanto riguarda invece gli operatori dell’asilo notturno, sottoposti giovedì al test per verificare se avessero a loro volta contratto il virus, sono tutti risultati negativi. Rimane positiva solo l’addetta alle pulizie di una ditta esterna che lavora nello stabile.
Che la maggior parte degli ospiti dell’asilo notturno siano anche utenti delle cucine popolari di via Tommaseo è cosa risaputa. Quasi tutti per consumare un pasto caldo si appoggiano pressoché quotidianamente alla struttura dove lavorano diversi volontari. Ma non solo. Molti vanno a lavarsi alle docce di via Tommaseo e frequentano il centro diurno la Bussola di via Tiziano Minio. Proprio per questo motivo l’Usl vuole verificare che il Covid 19 non abbia fatto il suo ingresso anche in questi ambienti. Più per scrupolo che per un reale rischio, sottolinea il Dipartimento di Prevenzione, è stato deciso di sottoporre a tampone oltre ai 22 operatori di via Tommaseo, anche chi presta servizio al centro diurno la Bussola. I test verranno effettuato nella giornata di oggi. Nessun tampone è invece previsto al momento per gli utenti delle tre realtà.
La zona di via del Torresino rimane circoscritta e costantemente presidiata dalle forze dell’ordine. Dopo che giovedì mattina un ospite della struttura, un trentenne africano, ha tentato la fuga scavalcando un cancello che si trova nel retro dello stabile, si è reso indispensabile il controllo di polizia e carabinieri 24 ore su 24. Nonostante gli animi si siano un po’ calmati, rimane una forte tensione tra gli ospiti che permangono all’interno della struttura. Si tratta infatti di persone per la maggior parte fragili. Alcuni hanno dei piccoli problemi mentali, altri solo indigenti. Tutti hanno bisogno di essere seguiti e mai abbandonati a sé stessi. A pensare a loro in questi giorni ci sono i volontari della cooperativa sociale Cosep, che da anni gestisce l’asilo notturno, che si sommano agli operatori della Croce Rossa e della Protezione civile provinciale. Oltre ai 39 positivi all’interno dell’asilo notturno erano rimasti anche quattro ospiti negativi al tampone. Quattro uomini che, fino a ieri pomeriggio, sono rimasti isolati dagli altri, chiusi nella loro stanza al primo piano senza avere contatto con nessuno e con un bagno solo a disposizione. Giovedì non era stato possibile trasferirli insieme agli altri per una difficoltà dovuta al reperimento di posti. Ieri finalmente è stata trovata una soluzione anche per loro tra la struttura dell’ex scuola Gabelli di via Giolitti e la Casa a Colori di via del Commissario. E così sono stati trasportati con un paio di ambulanze nelle due strutture dove adesso dovranno restare in isolamento fiduciario per due settimane. Ad oggi dunque in via del Torresino rimangono solo gli ospiti positivi.
«Sono un po’ preoccupato perché stiamo parlando di un focolaio non indifferente. Mi rassicura la presenza fissa delle forze dell’ordine, la zona è presidiata costantemente e questo ci dà un senso di sicurezza». A parlare è don Ulisse Zaggia, parroco del Torresino e cappellano della Polizia di Stato. «Mi dispiace davvero si sia verificata una situazione del genere. Questa è gente povera, indigente, che non ha altri luoghi dove andare e di conseguenza passerà 14 giorni rinchiusa nell’asilo notturno».
Don Ulisse parte di queste persone le conosce personalmente. «Qualcuno, quando la mattina l’asilo notturno chiude, viene a sedersi sui gradini della chiesa. Sono persone che non lavorano e per la maggior parte vivono una situazione di povertà aggravata da altri problemi, come patologie pregresse o attuali, per cui non potranno mai lavorare». Se da una parte il parroco del Torresino è chiaro nel dire che questa gente non arreca particolare disturbo, dall’altra è intimorito per le conseguenze che certi comportamenti potrebbero avere portato. Don Zaggia ha subito provveduto a sanificare le pertinenze della chiesa: «Ieri con i volontari abbiamo disinfettato tutto con alcol e varechina ma ho saputo che il Comune farà un ulteriore sanificazione. Mi metterò in contatto con l’amministrazione comunale e segnalerò di occuparsi anche degli accessi alla chiesa. Intanto in questi giorni saremo tutti più scrupolosi nell’indossare la mascherina e disinfettare le mani». —
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