Il venti per cento del pane padovano è fatto in Romania

di Felice Paduano
«Lo sapete che circa il 20% del pane, che viene venduto in numerosi supermercati della città e della provincia, proviene dalla Romania e dagli altri Paesi dell’Est sotto forma di pane precotto oppure di prodotto crudo, al quale basta l’ultimo riscaldamento in forno come si usa fare, in tanti bar ed alberghi, con le brioche non artigianali? Eppure è così - sottolinea Luca Vecchiato, presidente provinciale della Federpanificatori e presidente nazionale della categoria sino a quattro mesi fa (sostituito dal pugliese Francesco La Sorsa ) -. Tantissimi padovani mangiano il pane straniero, tra cui, in genere, anche quello a forma di baguette francese e non sanno neanche che quello che mettono sotto i denti è stato prodotto in Romania o in Bulgaria. La più grande quantità di pane Made in Romania arriva da un grande panificio che si trova dalle parti di Cluj Napoca». Vecchiato è l’erede della dinastia dei fornai padovani, che hanno iniziato l’attività nel lontano 1889, non ha peli sulla lingua a svelare tutto quello che sa sull’import del pane rumeno. «D’altronde i titolari dei supermercati dove è in vendita, già da alcuni anni, l’alimento più popolare al mondo sono nel pieno rispetto della legge. Le normative vigenti, infatti, non obbligano al venditore di scrivere sull’etichetta della confezione del pane la reale provenienza del prodotto. Ancora oggi esiste una direttiva dell’Unione Europea, che prevede anche l’obbligo di comunicare ai consumatori anche il Paese primario di provenienza del prodotto, ma in Italia non sono stati ancora emanati i decreti attuativi di tale, importantissima, normativa. Eppure le norme non possono restare in eterno quelle attuali. Chi garantisce sia a noi produttori che ai consumatori il rispetto della genuinità delle materie prime utilizzate nel primo impasto del pane e ci offre la massima garanzia e trasparenza delle condizioni igienico-sanitarie degli ambienti dove viene effettuata la prima lavorazione dei prodotti, che, alla fine del ciclo di vendita, finiscono sulle nostre tavole?» Un ultima considerazione sul prezzo. «D’altronde , se il pane rumeno, in genere, costa anche meno della metà di quello esposto nelle vetrine dei nostri panifici (oggi dai 4 ai 5 euro al chilo per quello di grano duro, ndr), questa è l’unica ragione per cui i consumatori continuano ad acquistarlo.» ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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