Inchiesta Revamping, si decide il 10 giugno

MONSELICE. Atto di opposizione degli ambientalisti. E così l’inchiesta sul revamping, che aveva imboccato la strada dell’archiviazione, arriverà davanti al gip padovano il 10 giugno. Gip che dovrà pronunciarsi decidendo la sorte giudiziaria dell’indagine, dopo aver ascoltato le ragioni delle parti in causa: il pm Federica Baccaglini che, ritenendo di non aver raccolto elementi utili per sostenere l’accusa, sollecita appunto di mandare in archivio il fascicolo, e il Comitato “E noi?”, pronto a reclamare la formulazione coatta dell’imputazione da parte del giudice, convinto che ci siano elementi probatori per sostenere un processo.
L’inchiesta. Il procedimento nasce da esposti dei cittadini sul revamping, il riammodernamento dell'Italcementi che prevedeva la costruzione di una torre di 89 metri con l'abbattimento del 70% delle emissioni – almeno secondo quanto dichiarato dal progetto andato poi in fumo – per un investimento di 180 milioni di euro. Ma anche dalla trasmissione in Procura degli atti da parte del Tar veneto, che aveva annullato l’autorizzazione paesaggistica rilasciata dall’Ente Parco Colli Euganei. Nel registro degli indagati, il sindaco uscente di Monselice (nonché ricandidato) Francesco Lunghi, e l’ex presidente dell'Ente Parco Colli Chiara Matteazzi: ai due erano state contestate varie ipotesi di reato (corruzione, abuso d’ufficio e falso).
Il comitato. Secondo l’atto d’opposizione, l’indagine non è stata incompleta. Anzi, gli elementi emersi hanno un rilievo penale. Eppure «le conclusioni (contenute nella richiesta di archiviazione del pm) sono incoerenti con le premesse» si legge. E quali sono queste premesse? «Il pm non esclude l’antigiuridicità amministrativa delle condotte degli indagati e di altri soggetti». Nell’opposizione, si fanno nomi e cognomi: «I carabinieri hanno segnalato situazioni che integrano gravi violazioni di legge», in capo a «Comune di Monselice, Ente Parco Colli, Provincia di Padova, Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici... per garantire l’approvazione e la realizzazione del progetto di revamping avanzato da Italcementi e autorizzato in spregio alle vigenti normative». Si indicano fatti come il «caso del sindaco di Arquà, Luca Callegaro, da sempre contrario al progetto, il quale cambia idea ricevendo dal Comune di Monselice un incarico relativo a interventi per la sicurezza stradale per 430 mila euro....». E ancora «una serie di sponsorizzazioni ottenute da Mamprin, vicesindaco monselicense, per la maggior parte da Italcementi». E che dire dei consiglieri – insiste il legale – prima contrari, poi conquistati dal progetto non senza contropartite? E dei contatti di Matteazzi con personale influente di Italcementi?... E della sua assunzione al Mibac (Ministero dei beni culturali, direzione regionale, ufficio appalti) dovuta a Ugo Soragni (il soprintendente favorevole al progetto)?». Insomma secondo l’avvocato Rizzo «tale poderosa mole di fatti... di indizi gravi..., tutti convergenti nel favorire il progetto di revamping con modalità amministrativamente illecite... in cambio di ampi vantaggi per gli amministratori..., non può essere sottratta al vaglio dibattimentale». E, allora, perché la richiesta di archiviazione? «L’incertezza del pm sembra derivi dalla mancanza di dichiarazioni significative nelle telefonate intercettate...». Per il legale ciò dimostra l’abilità «nel non lasciarsi sfuggire nulla al telefono, rimandando ogni questione a incontri privati».
Cristina Genesin
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