Inchiesta tesori nei paradisi fiscali e riciclaggio. Lo studio Pvp e la gola profonda

Specialisti in consulenza e assistenza alle imprese, ma anche in operazioni straordinarie. Chissà sotto quale voce i commercialisti Penso (padre e figlio) e Venuti classificavano l’attività di riciclaggio offerta ai clienti, milionari ed evasori, smascherata dall’inchiesta veneziana (ora trasferita alla procura di Padova). Smascherata anche grazie alla testimonianza di un ex collaboratore dello studio, alle spalle oltre 10 anni di lavoro a stretto gomito con i Penso e Venuti.
Il Riesame. Messi alle strette dalle risultanze dell’inchiesta – per questioni di competenza territoriale finita sul tavolo del pm padovano Luisa Rossi – i protagonisti si preparano a reagire di fronte al decreto firmato dal gip padovano Elena Lazzarin che, il 10 maggio, aveva confermato il sequestro preventivo di 11.605.378 euro, già eseguito su immobili (per lo più a Padova) e conti correnti. Sequestro impugnato dai quattro destinatari del provvedimento, Guido e Christian Penso, con il socio Paolo Venuti e la moglie di quest’ultimo Alessandra Farina, tutti difesi dal professor Enrico Mario Ambrosetti. Martedì 4 giugno alle 8.45 è previsto il Riesame davanti al tribunale di Padova: nell’arco di qualche giorno, la decisione.
L’Evasore è servito. L’imprenditore voleva evadere e garantirsi un tesoretto al sicuro? Oppure il politico di turno, come l’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan, puntava a mettere al riparo il bottino frutto di tangenti? E voilà, ecco lo studio Pvp (acronimo di Penso e Venuti) e la sua «strutturata attività di gestione delle somme... provenienti da evasione fiscale» si legge nel provvedimento. Un’attività che si svolgeva «nell’esercizio dell’attività professionale di dottori commercialisti». Super-esperti nel dribblare il fisco. Come pure nel trasferimento di soldi nei paradisi fiscali (da Panama alle Bahamas e Dubai negli Emirati Arabi) «con l’utilizzo di strumenti nella disponibilità dello studio... conti correnti esteri spesso utilizzati come conti passanti per le esigenze dei clienti e per episodi di compensazione fra contanti ricevuti in Italia e accrediti in conti esteri, gestiti da fiduciari stranieri e intestati a società con sedi in paradisi fiscali». Il lavoro contava sulle capacità dei tre professionisti «nella raccolta e gestione di fondi neri sul territorio nazionale provento di evasione fiscale...». Soldi che erano investiti «all’estero e in particolare in paesi off-shore». E qui spuntano i nominativi dei due intermediari svizzeri che restano sotto inchiesta a Venezia per esercizio abusivo dell’attività finanziaria, Filippo Manfredi San Martino di San Gemano D’Agliè e Bruno De Boccard, «stabile riferimento dei soci dello studio Pvp che si occupavano della creazione e successiva gestione di società fiduciarie di comodo (spesso panamensi) nelle quali venivano versati i capitali da investire». Ma si occupavano pure di «effettuare operazioni sui conti correnti di dette società radicati presso banche prevalentemente svizzere». Così i Penso e Venuti si ritrovano contestate due aggravanti pesantissime in grado di raddoppiare (eventuali) sanzioni e ridurre i termini della prescrizione, il carattere transnazionale delle operazioni finite sotto accusa e il fatto di aver agito nell’esercizio dell’attività di commercialisti.
Nuovi nomi. Tra i clienti di San Martino e De Boccard – oltre alla nota lista che conta imprenditori come Giovanni Roncato, patron dell’azienda di valigerie a Campodarsego, l’imprenditore delle calzature di lusso René Fernando Caovilla, e l’albergatore sampietrino Giovanni Gottardo – figurano l’imprenditore padovano Vittorino Pamio; il collega Giuseppe Vecchiato e gli albergatori di Abano Lino Barillari e Luca Barillari, tutti evasori «per importi non precisati...» tramite società panamensi o svizzere.
Gola profonda. Intercettazioni, verifiche documentali, rogatorie internazionali, l’indagine è stata a tutto campo. Tuttavia per la ricostruzione delle operazioni più segrete messe a segno dai tre professionisti fondamentale è stato il contributo di un esperto che ha lavorato a stretto contatto con lo studio Pvp, per oltre 10 anni. Prima intercettato poi convocato dalla Guardia di Finanza, il 5 luglio 2016 spiega come una serie di società estere «.... erano società non operative che avevano un ruolo di mera interposizione, questo valeva sia per le società di Curaçao che per quelle Olandesi. Il cliente impartiva dall’Italia direttive sulle singole operazioni che le società dovevano porre in essere... Tutti gli input sulle singole operazioni da compiere da parte delle imprese straniere interposte partivano dagli effettivi titolari italiani... La fiduciaria era come se non ci fosse in quanto tutta l’attività veniva decisa, eseguita e ordinata presso lo studio».
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