Indirizzo: Tamigi Storie di una comunità che galleggia

Il docufilm della regista trevigiana Gloria Aura Bortolini racconta la Londra di chi abita in barca tutto l’anno
Di Anna Sandri

Ci sono i ricchi, che vivono in 200 metri quadrati, hanno la Jacuzzi sul tetto, il maggiordomo che li porta al lavoro, i tappeti persiani e il pianoforte a coda nel salotto per tacere delle argenterie. E ci sono i meno ricchi, quasi poveri per la verità, che fanno casa e posto di lavoro insieme, rattoppano quel che c’è da rattoppare e qualche volta li vedi che roteano bastoni per cacciare ospiti molto indesiderati, per esempio i topi.

Ci pensano le stagioni, poi, a livellare il tutto: il fiume scorre per gli uni con per gli altri, anche se quello dei ricchi si chiama Tamigi e quello dei meno ricchi, se non poveri, è il Regent’s Canal. Quando ghiaccia, ghiaccia per tutti; quando soffoca, soffoca per tutti. L’umidità è mia quanto tua, e i divani - che siano di recupero o di prezioso broccato - li devi incatenare in ogni caso, altrimenti ogni quattro ore, quando la marea sale e scende, te li ritrovi gambe all’aria.

Sono storie di vita molto alternativa quelle raccolte dalla film-maker trevigiana Gloria Aura Bortolini nel suo documentario “London afloat- Londra a galla”; storie di chi, per passione o necessità, ha scelto di vivere galleggiando. Un fenomeno in espansione, perché le case a Londra sono carissime, e con quel che spendi per pagare un anno in due stanze ne vivi ampiamente tre in barca. Storie tutte diverse, che Bortolini ha raccolto in due anni di lavoro, filmato e selezionato. Ora il documentario è in post produzione; impegnata in queste settimane come assistente di regia sul set di “Leoni” proprio a Treviso, completerà il montaggio entro fine anno, e alcune televisioni inglesi già sono interessate all’acquisto del prodotto mentre in Italia.soprattutto dopo il successo di un docufilm come “Sacro GRA” alla Mostra del Cinema, potrebbe aprirsi una stagione nuova verso questo genere di cinematografia.

«Quando sono arrivata a Londra ho trovato casa proprio davanti al Regent’s Canal, e passeggiando lungo il fiume ho notato queste imbarcazioni. Mi sono avvicinata, ho conosciuto chi ci viveva. Si è aperto un mondo fantastico» dice la regista.

La realtà delle houseboats è divisa nettamente in due.

Sul Tamigi stanno i ricchi, quelli che possono permettersi imbarcazioni modello Peniche di ampia metratura, e soprattutto il posto barca fisso con aggancio a tutti i servizi: «Qui aveva l’atelier Damien Hirst, e ha vissuto anche il fondatore della Virgin, Richard Branson. Tra tutte le storie sul Tamigi, la più curiosa è quella di Lionel Durix, un banker di 34 anni, origini francesi, che ha questa “Peniche” di 200 metri quadrati dove vive solo, con il maggiordomo che tutte le mattine con un tender lo porta al lavoro nella City. I suoi colleghi lo giudicano stravagante, ma non mancano mai alle strepitose feste che organizza, o alle escursioni domenicali. Quando torna dall’ufficio si tuffa nella Jacuzzi e si gode la vista di Londra».

Sul Regent’s Canal è tutto un altro film: «Qui la vita è dura; le barche non hanno servizi, ogni quindici giorni devono spostarsi, i residenti non possono avere, per cui per avere stato anagrafico devono risultare residenti altrove, magari a casa di amici, anche se in realtà la barca non la lasciano mai». Sono imbarcazioni spesso modeste: ma Fra&Rob, ad esempio, non lascerebbero mai la loro, sulla quale hanno montato le attrezzature da circo e fanno spettacoli acrobatici con i quali si mantengono: «Ma c’è anche una ragazza che dà lezioni di yoga, c’è una libreria, c’è una signora che si è inventata un bar, e serve i clienti passando bicchieri e piatti dalla sua cucina». E poi un attore cinquantenne, che vanta un record: vive sulla houseboat più piccola di Londra, appena tre metri per due.

Tutto filmato, raccontato dai protagonisti e cucito dalla curiosità di Gloria Bortolini: «Non conosco italiani che vivono così: a Venezia c’è un signore che ha trasformato un vaporetto in casa, ma è straniero».

GUARDA LA FOTOGALLERY

E IL VIDEO

SUL SITO DEL GIORNALE

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova