Inquinamento, Padova ancora fra le peggiori d’Italia
Il report Mal’Aria di Legambiente boccia la città: è quarta per il Pm10 e prima per Pm2,5. Concentrazioni in calo, ma non abbastanza

Il report Mal'Aria di Legambiente conferma Padova nella top 5 delle città più inquinate d'Italia. Nonostante il miglioramento registrato nel 2023 - con una riduzione delle giornate di sforamento del limite di guardia, attribuibile soprattutto alle condizioni meteo - la qualità dell'aria resta scadente, con pesanti conseguenze per la salute.
Nel 2023, anno a cui si riferisce questa edizione di Mal'Aria, Padova si piazza al quarto posto per il numero di giornate in cui si è superato il limite di 50 microgrammi di Pm10 per metro cubo d'aria. In tutto l'anno quelle registrate dalla centralina Arpav dell'Arcella sono state 62, contro le 70 dell'anno precedente. Peggio di Padova hanno fatto Frosinone (70), Torino (66) e Treviso (63). Come Padova, anche Mantova e Venezia hanno avuto 62 sforamenti. In generale, 18 città su 98 hanno superato il tetto dei 35 sforamenti fissato dalla normativa, mentre nel 2022 erano state 29 e nel 2021 erano state 31.
Prendendo in considerazione i valori fissati come traguardo per il 2030, il 69% delle città sarebbe fuorilegge per le concentrazioni medie su scala annuale di Pm10. Padova, in questa classifica, si piazza al primo posto - ed è dunque la peggiore - avendo registrato una media di 32 microgrammi di polveri sottili, al secondo posto Cremona e Venezia con 31.
La peggiore
Padova è maglia nera anche per le Pm2,5, le polveri sottilissime, ancora più pericolose per la salute. La media annuale registrata in città è stata di 24 microgrammi, al secondo posto c'è Vicenza con 23, seguita da Treviso e Cremona con 21. L'84% delle città monitorate da Legambiente risulta fuori dai limiti del 2030.
Cala sensibilmente l'inquinamento da biossido di azoto, direttamente riconducibile al traffico, ma metà delle città ha ancora livelli di inquinamento pericolosi. In questa classifica, al primo posto c'è Napoli con 38 microgrammi di media, seconda è Milano con 35. Padova con 29 è al nono posto, comunque oltre i limiti, sia quello fissato dalla normativa, sia quello raccomandato dall'Organizzazione mondiale della sanità.
Per rientrare nei limiti, Padova dovrebbe ridurre il Pm10 del 37%, il Pm2,5 del 58% e il biossido di azoto del 32%. La strada da fare - evidenzia quindi Legambiente - è ancora lunga.
Salute a rischio
“È bene sempre ricordare che per le polveri sottili non esiste una soglia minima sotto la quale non ci sono effetti negativi sulla salute: diminuire le concentrazioni è un beneficio indipendentemente dai valori da cui si parte", ricorda Francesco Tosato, presidente di Legambiente Padova. "Seppur migliore rispetto agli anni in cui le misure antinquinamento erano inesistenti o solo simboliche, l’aria che respiriamo a Padova e in genere nel Bacino Padano è ancora fortemente inquinata e pertanto dannosa per la salute. Serve quindi un cambiamento radicale, attuando misure strutturali ed integrate, capaci di impattare efficacemente sulle diverse fonti di smog, dal riscaldamento degli edifici, all'industria all'agricoltura e la zootecnia, passando ovviamente per la mobilità, che in ambito urbano è la principale fonte inquinante. Su questo fronte a Padova dovremmo seguire l’esempio di Bologna, e avviare la realizzazione di una Città30, con benefici non solo per la sicurezza stradale, ma anche per l'ambiente e la salute”.
Le strategie
Per migliorare la situazione, Legambiente suggerisce alcune strategie: potenziare il trasporto pubblico per ridurre gli spostamenti con mezzi privati, investire sulla Bicipolitana, estendere le zone30, intervenire sull'ammodernamento degli impianti di riscaldamento, fermare le edificazioni nelle aree verdi che mitigano lo smog, adottare a livello comunale un regolamento di polizia rurale per il settore agricolo.
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