Invasione di “ranine” e alghe monocellulari nei fiumi e nei canali

Grande proliferazione di Lemna Minor. «Nessun rischio». Il Comune: incontro con il Genio per affrontare il problema

PADOVA. Dalle chiuse di Voltabarozzo, dove la densa chiazza verde intercetta e trattiene un campionario di “scoasse” fluviali creando un mesto effetto discarica, al Bassanello, ai canali cittadini, le scarse acque scorrono poco o stagnano portando con sé un “bloom” ovvero una fioritura eccezionale di piante acquatiche (trattasi di Lemna Minor o lenticchia d’acqua in Veneto detta “ranina”). Probabilmente mescolate ad alghe monocellulari: entrambe, piante e alghe, in forsennata proliferazione a causa del caldo, del poco ricambio di acqua, del basso livello di fiumi e canali e dei fertilizzanti con cui vengono irrorate le campagne. Ché mica stanno inchiodati su piante o terreni: una pioggia, le sostanze scivolano via e si incanalano verso i corsi d’acqua. E, una volta arrivate nei canali cittadini, continuano nella loro missione e fertilizzano quello che trovano ovvero alghe e piante acquatiche ghiotte di nutrienti e felici di moltiplicarsi. Il tutto a motivare la proliferazione di quelle scie verdi che molto incuriosiscono e un po’ infastidiscono: perché fanno incetta di rifiuti e creano discariche galleggianti, rendono difficile la navigazione della piccole banche e perché paiono un segnale di incuria.

«La Lemna è una pianta fluttuante sul pelo dell’acqua, incredibilmente invasiva» spiega Isabella Moro, biologa marina, studiosa delle alghe, del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova; «In presenza di nutrienti, si moltiplica in modo massivo. È autoctona, non dà problemi, produce ossigeno e assorbe sostanze inquinanti».

Questo spiega la biologa, in teoria, ma non si sbilancia a certificare che si tratti di Lemna in base a una semplice occhiata: oggi farà il campionamento, l’analisi delle micro foglioline e poi darà il “verdetto”. Aggiunge Tomas Morosinotto, 40 anni, docente di Biochimica a Biologia a Padova, impegnato in ricerche sulle applicazioni biotecnologiche delle alghe per produrre biocombustibili, plastiche e fertilizzanti: «A volte questo fenomeno nei fiumi deriva dalla compresenza di Lemna e alghe unicellulari, microscopiche ma visibili perché sono verdi e raggruppate in colonie che si moltiplicano. Sono una presenza importante nella catena alimentare dei pesci. Ma se aumentano a dismisura possono togliere ossigeno».

Chi monitora quotidianamente le vie d’acqua padovane sono gli Amissi del Piovego; l’altro ieri Pietro Gusso, 60 anni, dirigente scolastico, laureato in Scienze forestali, si è fatto un giro in barca per canali: «La Lemna è una pianta spazzina di fosfati nell’acqua, non dà problemi a parte i grumi pericolosi per la navigazione e lo stato indecente in cui versa la conca di Voltabarozzo». E, aggiunge Maurizio Ulliana ex presidente degli Amissi: «Sono a Londra, e nei canali c’è la medesima situazione. A Padova servono i “giardinieri dell’acqua” perché se è il Genio civile ad occuparsi dell’aspetto idrico, al Comune spetta la cura del decoro delle vie d’acqua». Al proposito, Alessandro Campioni, presidente degli Amissi del Piovego, spiega: «Assieme al Comune e con Cariparo abbiamo un progetto che ora è quasi esecutivo per rendere operativa la manutenzione ordinaria delle acque interne di Padova». Sarà una svolta per restituire alla città la vocazione e il bel paesaggio fluviale che le appartengono. Il Comune, infine. Chiara Gallana, assessore all’Ambiente, a breve ha in calendario un incontro con il Genio per risolvere il problema chiazze verdi magari rivedendo la veicolazione delle acque.

E se son Lemna, fioriranno. Anzi, sono già fiorite.
 

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