Komatsu: l’Italia non ci aiuta

ESTE. Trentun milioni di euro investiti negli ultimi sette anni, in gran parte nel momento in cui la crisi è più forte. Eppure le politiche nazionali non hanno saputo ricompensare l’impegno. È questo uno dei messaggi forti lanciati dai vertici di Komatsu Utility Europe: l'azienda italiana produttrice di macchine per costruzioni, costola del gruppo transnazionale Komatsu, è stata visitata dai deputati europei Sergio Berlato e Antonio Cancian. L'incontro è stato promosso da Cece e Unacea nell'ambito di un programma di iniziative nazionali e europee per mettere in contatto diretto le realtà produttive del settore con i rappresentanti delle istituzioni dell'Unione. Accompagnati dal sindaco Giancarlo Piva, gli europarlamentari hanno toccato con mano la situazione attuale del colosso atestino.
A nome dell’azienda ha parlato l’amministratore delegato Enrico Prandini (che è anche vicepresidente di Unacea, l’associazione che raccoglie i costruttori di macchine per costruzioni), il quale non ha nascosto una certa delusione: «Abbiamo investito negli ultimi sette anni ben 31 milioni di euro, di cui 11 dal 2008, ovvero nel periodo di crisi più forte. A fronte di questi sforzi, necessari per mantenere competitivo il prodotto e ottemperare a tutte le normative europee, non è corrisposto da parte delle istituzioni nazionali e dell'Unione nessun provvedimento per premiare chi acquista macchine e attrezzature di ultima generazione e per contrastare il fenomeno dei mezzi non conformi che, immessi sul mercato, distorcono la concorrenza e possono esser pericolose per la sicurezza e dannose per l'ambiente». È stato poi ricordato come Komatsu Utility Europe sia passata dagli 821 dipendenti del 2007 ai 350 attuali, con un calo di fatturato notevole: 430 milioni di euro cinque anni fa, 152 nel 2011. Berlato e Cancian hanno sottolineato la volontà di difendere quelle realtà, come la Komatsu, che credono nel futuro e si adeguano alla richieste di mercato, mondo del lavoro e difesa dell’ambiente. Ha chiuso Piva: «La città si è sempre sentita vicina ai destini di Komatsu perché questo stabilimento non rappresenta solo un'opportunità occupazionale per centinaia di lavoratori, ma anche un punto di riferimento per l'intero tessuto produttivo manifatturiero della zona in tema di ricerca e sviluppo, di qualità, di professionalità e di sicurezza sul lavoro».
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