La commozione del prefetto Franceschelli «Qui da tre anni, ho le valigie già pronte»
«Non lo so, e come sempre nella nostra vita da prefetti ho le valigie pronte. In genere siamo gli ultimi a saperlo e solo la sera prima del consiglio dei ministri». C’è aria di addii in vista a palazzo Santo Stefano, sede della Prefettura. Ieri mattina il prefetto Renato Franceschelli, durante la cerimonia del 2 giugno, alla lettura delle ultime righe del suo discorso, augurando a tutti i padovani una buona ripresa dopo l’emergenza sanitaria, si è lasciato andare a un po’ di commozione e ad una piccola lacrima. Probabilmente sa bene quanto siano vere le voci che si rincorrono insistenti su una sua imminente sostituzione.
Quello di ieri potrebbe essere stato quindi il suo ultimo discorso davanti a una platea padovana: «Ho fatto già tre anni a Padova, e quindi rientra tra le ipotesi e nella normale nostra vicissitudine quella di rifare le valigie» ha risposto subito dopo essere sceso dal palco, lasciando intendere che prima o poi quella telefonata da Roma se l’aspetta, ma tenendo ancora stabile la sua concentrazione su Padova.
Franceschelli è un uomo di esperienza, che ha già ricoperto lo stesso ruolo in una grande città del Sud come Siracusa, che ha lavorato anche in Toscana e nel dipartimento libertà civili e immigrazione. Nato a Napoli, moglie beneventana, non sarebbe quindi dispiaciuto di tornare in meridione e chiudere lì la sua lunga carriera prima di andare in pensione.
Già da alcuni mesi si parla del suo addio, e fino a due settimane fa il suo nome era in lizza per la Prefettura di Palermo, poi affidata invece in extremis a Giuseppe Forlani. E Palermo era una delle mete più gradite a Franceschelli, che prima di andare in pensione, e dopo aver lavorato in una media città del Nordest, si aspetta un ultimo incarico in un capoluogo.
«Mi volete far andar via? Io in realtà sto benissimo a Padova, e adoro girare per il centro, per i mercati e le piazze. È una città viva e stimolante, quindi non ho nessuna fretta» ha chiuso il prefetto ironizzando sul suo futuro. —
LU. PRE.
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