La coppia resta in carcere gli inquirenti temono la fuga

Salvatore Ciammaichella e Monia Desole rimarranno in carcere: lo ha deciso ieri il giudice per le indagini preliminari Alessandra Martinelli che ha convalidato il fermo di entrambi, accusati dell’omicidio del barista sessantunenne Antonio Piombo, da trent’anni in servizio alla stazione ferroviaria di Padova. Il carabiniere, 45 anni, sospeso dal servizio e la compagna, 41, erano stati arrestati sabato scorso a Frassinelle, nel Rodigino, dove da qualche tempo vivevano insieme.
Il gip ha quindi deciso per la custodia cautelare in carcere, Ciammaichella a Rovigo e Desole a Montorio Veronese. Il primo nel corso dell’interrogatorio di garanzia ha confessato l’omicidio, spiegando tuttavia di aver sparato a Piombo al culmine di una lite nata perché il barista voleva partecipare al rapporto sessuale che lui e la compagna stavano avendo la notte del 26 maggio sull’argine golenale di Canaro, nel Polesine. Avrebbe sparato, comunque, per sbaglio. Monia Desole, invece, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. L’arresto è scattato a carico di entrambi poiché c’era il pericolo che scappassero: pare infatti stessero progettando la fuga in Sud America. Circostanza, questa, dedotta da una conversazione telefonica - intercettata dagli investigatori - tra Ciammaichella e un collega nel corso della quale il carabiniere chiedeva informazioni per ottenere i passaporti. Non risulterebbe, comunque, che le pratiche per ottenere i documenti siano state avviate. Domani al Ris di Parma è in programma l’accertamento irripetibile sulla pistola Mauser calibro 7.65 sequestrata a Ciammaichella. L’ipotesi che sembra più attendibile per gli inquirenti, al momento, sembra quella della rapina finita in tragedia per spiegare quanto accaduto la notte del 26 maggio. Due figlie e una ex moglie da mantenere, l’attuale compagna senza occupazione: la situazione economica di Ciammaichella sarebbe tutt’altro che rosea.
Elena Livieri
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