La crisi svuota le strade storiche di Padova: una lunga serie di “affittasi” e “vendesi”

PADOVA. Una lunga successione di vetrine con cartelli di “affittasi” e “vendesi”. Succede nelle strade storiche di Padova, tra via San Francesco, via Barbarigo, via del Santo. Tanti buchi neri in una città la cui trasformazione è stata accelerata dalla pandemia.
Via San Francesco, con 22 chiusure su 75 attività censite (29%), è la via con il più alto numero di vetrine sfitte del centro. Però se si guarda la proporzione è messa peggio via del Santo con 17 sfitti su 51 (33%) e va male anche in via San Gregorio Barbarigo: 10 negozi chiusi su 36 censiti (27%). I dati delle cenerentole commerciali sono dell’Osservatorio di Confesercenti che ha mappato e monitora la città dal 2016. Cinque anni fa in via San Francesco erano 67 le vetrine illuminate con 8 chiusure; 62 nel 2018 con 13 chiusure; 58 l’anno scorso con 17 chiusure e sono 53 oggi con ben 22 chiusure nel 2021.
La categoria più colpita è stata quella del commercio al dettaglio: da 31 attività nel 2016 a 22 oggi. Hanno abbassato le serrande, fra gli altri, 4 bar, 2 tabaccherie, 2 librerie e 2 gallerie d’arte. La via ha perso servizi come l’agenzia immobiliare e la sartoria. In via Del Santo erano 39 i negozi attivi nel 2016 con 4 chiusure; 40 nel 2018 con 10 chiusure; poi 37 l’anno scorso con ben 14 chiusure e sono 34 adesso (anno nero) con 17 chiusure. Un colpo pesante è stato subito dai negozi religiosi, ma qui la crisi è molto più antica: 14 le chiusure nel 2016 e 9 quest’anno.
Anche i bar non se la passano bene: 5 chiusure nel 2016 e 2 l’anno scorso. Restano invariati in questi 5 anni i servizi. Infine via Barbarigo: 30 negozi attivi nel 2016 con 3 chiusure; 33 nel 2018 con altre 3 chiusure; poi 28 nel 2020 con 8 chiusure e 26 negozi attivi quest’anno con 10 chiusure.
La via del liceo Nievo perde soprattutto servizi (2 agenzie immobiliari e 1 parrucchiera), bar e casalinghi, mentre sono in controtendenza l’abbigliamento (2 nuove aperture), l’alimentari (altre 2 aperture) e 1 coraggiosa libreria di volumi usati.
Chi resiste ha una sua idea rispetto al declino commerciale della propria via: «Siamo specializzati in giochi da tavolo, giochi di carte, modellismo – racconta Andrea Gaddi, titolare da 5 anni di Tempus Fugit che è in via Barbarigo dal 1999 – Penso la pandemia abbia accelerato dei processi già in atto: chi doveva andare in pensione; chi se la passava male da tempo; chi ha sperimentato. Noi possiamo contare su una nicchia di appassionati. Credo che la fortuna di questa via siano i parcheggi nei dintorni. Infatti con l’apertura della Prandina noi abbiamo notato un aumento di clienti. Purtroppo chi arriva dalla provincia ci dice che entrare in città e raggiungere il centro è un inferno».
Per Michele Dal Santo, titolare da 5 anni della salumeria Guarnieri, che è in via San Francesco dal 1869, la difficoltà maggiore sono i servizi: «Siamo in una delle strade più antiche e le strutture non sono consone ai tempi moderni: locali troppo piccoli, rete fognaria inadeguata, servizi obsoleti.
Negli ultimi anni sono andati via l’Enel, il cinema, la mensa universitaria, i frati e i proprietari hanno preferito trasformare i negozi in garage. La bella notizia è il restauro di Palazzo Roccabonella: ospiterà appartamenti da sogno che sono già stati venduti». Infine Vico Rossetto, che da 15 anni lavora nel negozio di miniature di via del Santo che esiste da 20 anni: «Via del Santo non ha un’identità, i negozi sono frastagliati e l’amministrazione, con le limitazioni del traffico – dalla sbarra alle telecamere – ha fatto il resto».
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