«La cultura rende ma il Comune non ha visione strategica»

Il produttore Bonsembiante: «Esiste un problema politico Eccellenze ignorate, basti pensare alle Fiera delle Parole»
Di Elvira Scigliano
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - TAVOLA ROTONDA DETOUR. DA SIN: LAURA FAVARETTI, AUTIERO, ROBERTA ROCELLI, BONSEMBIANTE, FABRIZIO PANOZZO
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - TAVOLA ROTONDA DETOUR. DA SIN: LAURA FAVARETTI, AUTIERO, ROBERTA ROCELLI, BONSEMBIANTE, FABRIZIO PANOZZO

Un appello da parte degli operatori turistici e l’individuazione di «un problema di natura politica» da parte di chi, per mestiere, genera indotti di 800 mila euro attraverso film caparbiamente ambientati in Veneto. Il messaggio della tavola rotonda (“La cultura genera economia”) del Detour Festival punta dritto alle responsabilità politiche. «Nella corso della sua storia Padova ha saputo “sfruttare” il fattore cultura, ma negli ultimi anni no», è lapidario Francesco Bonsempiante, patron del Festival del Cinema di viaggio e della casa di produzione Jolefilm. «Ne è un esempio la Fiera delle Parole: il Comune ha rinunciato a 70 mila persone (che avrebbero se non altro preso un caffè, consumato un toast e magari comprato una sciarpetta) regalando questo flusso consolidato negli anni a un comune limitrofo che è stato ben felice di adottarla. Padova sta facendo disastri con la cultura e non valorizza, anche economicamente, le eccellenze presenti».

Il confronto intorno alla tavola rotonda del Festival (che si sta svolgendo in questi giorni in città) è stato serrato e ha coinvolto Fabrizio Panozzo, di Ca’ Foscari; Roberta Rocelli del Festival Biblico; Laura Favaretti di Convention Bureau; Silvia Aufiero di Assif (Associazione italiana Fundraiser) e lo stesso Bonsembiante.

L’argomento del dibattito, le ricadute economiche del turismo culturale, ha scaldato Bonsembiante ma non ha risparmiato le critiche degli altri protagonisti. Il risultato è un panorama dalle straordinarie potenzialità ma con protagonisti che non sanno comunicare e, peggio, non sanno cogliere le opportunità. «È innegabile, esiste un problema politico», ha detto Bonsembiante, «dal Comune di Padova alla Regione. Faccio dei film che scelgo di ambientare in Veneto perché amo la mia terra. Per la “Pelle dell’Orso”, a fronte di 70 mila euro di contributo dell’ex fondo regionale, l’indotto creato a Forno di Zoldo dove abbiamo girato è stata di 800 mila euro. Tuttavia se manca un sistema, che hanno invece ben rodato altre regioni con le film commision, non serve a nulla». Non solo una politica miope e incapace di strategia, ma anche volenterose associazioni e operose no profit che non hanno il coraggio di evolversi in soggetti più vicini alle imprese. «La parola d’ordine è rischiare», attacca il professor Panozzo, «senza nascondersi dietro il giochetto fiscale dell’associazione che batte cassa. Non solo giullari ma fornitori di servizi capaci di interessare e coinvolgere le piccole e medie imprese».

Eppure i dati indicano che la cultura è un business. «Il 40% dei turisti stranieri sceglie Padova come meta culturale», scandisce Favaretti, «e così il 23% degli italiani. Non basta. I meeting e il mondo congressuale devono rappresentare il prossimo futuro, dove gli eventi, le manifestazioni, le mostre possano diventare determinanti per una candidatura». Invece «la comunicazione resta ai minimi termini», spiega Rocelli, «e i soggetti (istituzioni, fiera, enti privati e operatori) disattendono completamente un calendario condiviso sul lungo periodo».

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