La fuga dal Santo con l’ostia consacrata, tra canone religioso e norme anti-Covid

Ecco quello che si può e non si può fare con la particola consacrata secondo la Chiesa e la legge. Possibile riceverla sulla mano, ma deve essere consumata immediatamente e integralmente
EUCARISTIA 'Nel Santo Sacramento dell'Eucaristia troviamo o Signore il vostro perdono e la nostra salute'. Immaginetta cromolitografica, Italia 1900.
EUCARISTIA 'Nel Santo Sacramento dell'Eucaristia troviamo o Signore il vostro perdono e la nostra salute'. Immaginetta cromolitografica, Italia 1900.

PADOVA. Il canone 92 dell’istruzione Redemptionis sacramentum (“su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia”), licenziata il 23 aprile 2004 dalla Congregazioone per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, è di una chiarezza esemplare.

In ordine alla «distribuzione della santa Comunione» prende nettamente le parti dei due custodi della basilica del Santo che nei giorni scorsi hanno espresso energicamente la loro contrarietà all’atteggiamento di una fedele sessantenne. La quale, dopo aver ricevuto la particola consacrata, aveva affermato di aver la gola troppo secca per poterla deglutire. Di là ne è sorto un parapiglia che ha determinato l’intervento della Questura.

Orbene, precisa il canone 92: «Benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta, la santa Comunione in bocca, se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia».

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TOME' - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - BASILICA DEL SANTO DESERTO

Questa norma, in tempo di Covid 19, appare però superata (o quanto meno disapplicata) dalle disposizioni della Diocesi di Padova, che il vescovo monsignor Claudio Cipolla ha emanato a maggio, dopo il lockdown, in vista della «ripresa delle celebrazioni con il popolo», alla luce del Protocollo sottoscritto dal presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

Al punto 13 si legge infatti: «Non è consentito distribuire la Comunione in bocca». Al precedente punto 11 si stabiliscono le regole di distribuzione dell’Eucarestia: «Dopo aver indossato la mascherina, avendo massima attenzione a coprirsi naso e bocca, il celebrante e gli eventuali ministri straordinari cureranno l’igiene delle loro mani e indosseranno guanti monouso. Gli stessi, mantenendo un’adeguata distanza di sicurezza, avranno cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli».

Nulla però si dice, nelle disposizioni diocesane, sul momento in cui il fedele deve ingerire la particola.
Si torna, pertanto, all’istruzione Redemptionis sacramentum del 2004. «Si badi, tuttavia, con particolare attenzione - recita sempre il canone 92 - che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche». Addirittura, specifica il canone 92, «se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la comunione sulla mano dei fedeli».

L’Ordinamento generale del Messale Romano, che affronta il tema ai paragrafi 160 e 161, sottolinea con nettezza che «il comunicando, appena ha ricevuto l’ostia sacra, la consuma totalmente». Non è ammesso, pertanto, e qui torniamo all’episodio avvenuto nella basilica del Santo, ingerire la particola in un secondo momento.

Sul tema è intervenuto, nell’udienza generale del 21 marzo 2018, lo stesso papa Francesco sottolineando che «non è permesso ai fedeli prendere da se stessi il pane consacrato o il sacro calice, tanto meno passarselo di mano in mano». —
 

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