«La fuga di don Alberto? Un fulmine a ciel sereno»

Sgomento tra i fedeli per la decisione del parroco, che si è dimesso ed è sparito Il prete originario di S. Martino di Lupari è «amato, ma anche fuori dagli schemi»

SAN MARTINO DI LUPARI. «Don Alberto ha comunicato al vescovo la sua decisione di lasciare la parrocchia per motivi personali. Anche di lasciare la Chiesa? Questo non lo so. È andato via, ma resta sempre in contatto con la sua famiglia». Usa poche parole don Carlo Velludo, parroco di Santa Maria sul Sile, che ha preso il posto di don Alberto come responsabile amministrativo della parrocchia del Sacro Cuore di Treviso. Ma conferma la decisione di don Alberto Bernardi, il prete originario di San Martino di Lupari, di cambiare vita. «Motivi personali» può significare due cose: o una crisi di vocazione oppure la volontà di lasciare comunque la tonaca per rifarsi una vita da civile, anche dal punto di vista sentimentale. «Ma potrebbe anche darsi che si tratti di un anno sabbatico», dice qualcun altro senza convinzione.

Resta il fatto: don Alberto, il 21 agosto annunciava ai fedeli di doversi assentare per ferie, subito dopo ha scritto al vescovo Gianfranco Augusto Nardin, poi ha lasciato gli incarichi di responsabile dell’emporio solidale Beato Erico, di membro del consiglio pastorale, di responsabile della pastorale del lavoro. Ma nella lettera avrebbe anche scritto: «Lascio perché quando ho chiesto aiuto nessuno mi ha sentito». Nel quartiere trevigiano, tra sussurri e pettegolezzi, una risposta ancora non c’è. Di certo ci sono le domande e il dispiacere dei parrocchiani. Nessuno mette in dubbio che abbia «avuto i suoi buoni motivi», ma vorrebbero capire perché da un giorno all’altro il parroco che dal 2010 era al Sacro Cuore ha deciso di sparire senza spiegare. «Don Alberto è stimatissimo, una grande persona, in grado di essere apprezzato anche da chi non è credente, perché i valori cattolici che esprime sono universali», spiega Tony Cervi, uno dei parrocchiani. «Non abbiamo mai avuto alcun sentore che potesse andarsene, e non ho idea del perché l’abbia fatto. Ha fatto molto per questa parrocchia, l’oratorio è stato rilanciato proprio da lui». Don Alberto non avrebbe confessato le sue intenzioni nemmeno a don Giuseppe, il parroco cinese che collaborava con lui. Da alcuni anni era stato formato un gruppo di persone che ogni mese si occupava di pagare le bollette per il parroco: «L’ultima volta non ce le ha portate, ma certo non pensavamo che se ne potesse andare così», confessa uno di loro. «Mi auguro che stia bene», dice Massimo Ghirardo, «don Alberto è molto ben voluto, una persona splendida, un parroco moderno». Un sacerdote che non amava schemi e procedure: quando aveva un obiettivo cercava di raggiungerlo, anche discapito di ordini e direttive.

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