La grande frenata della prevenzione: screening oncologici in calo del 23% nell'Usl 6 Euganea

PADOVA. Il contraccolpo del Covid si riflette anche sugli esami di screening: secondo stime dell’Usl 6 Euganea, quest’anno il numero totale degli accertamenti per la prevenzione oncologica potrebbe fermarsi al 23 per cento in meno rispetto al 2019, nonostante l’adesione da parte dei pazienti si attesti su percentuali definite comunque “molto incoraggianti”.
Le proiezioni indicano la diminuzione maggiore degli esami per lo screening mammografico (15.600, il 40 per cento in meno delle circa 39.200 visite del 2019), seguito dal citologico (10.400, il 34 per cento in meno dei circa 30.700 del 2019), e dal colon-retto (6.900, il 10 per cento dei 69 mila del 2019). I tre progetti di screening dell’Usl 6 hanno affrontato lo stop totale in primavera, poi sono ripartiti cercando di recuperare terreno con misure (e tempi) diversi rispetto al passato.
«I primi livelli degli screening mammografico e citologico si sono fermati dal 17 marzo all’11 maggio in tutte le sedi distrettuali», riassume Milena Bano, dirigente medico del dipartimento di Prevenzione dell’Usl 6, «ad eccezione di Schiavonia, fermo fin da fine febbraio per la destinazione della struttura a ospedale Covid. Sono stati sospesi tantissimi esami: rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, abbiamo registrato il 77 per cento degli esami mammografici e citologici in meno e il 53 per cento in meno di esami per lo screening del tumore del colon-retto".
"Per quanto riguarda il colon retto, per i primi livelli (consegna della provetta) è stato solo consigliato di rinviare a fine emergenza (non ponendo di fatto un blocco completo); i secondi livelli di tutti gli screening sono rimasti attivi (seppure a regime ridotto) convogliandoli nelle sedi attive. Tutti i test strumentali sono stati poi recuperati dall’11 maggio per l’intera estate, anche di sabato ad eccezione solo del periodo di ferragosto».
Il recupero, nonostante l’impegno, non potrà essere totale per via di un altro aspetto, legato alla sicurezza: «Per effetto delle norme anti-covid», spiega Bano, «dalla riapertura di maggio abbiamo allungato i tempi tra un esame e l’altro, in modo da “distanziare” anche temporalmente le persone. Con flussi ridotti le sale d’attesa non risultano affollate, ma diminuisce il numero di esami erogabili, più o meno del 20 per cento». Ora il tempo tra una mammografia e l’altra è passato da 10 a 15 minuti e per una colposcopia da 20 a 30 minuti, pertanto mettendo a confronto il periodo gennaio-settembre 2019, nello stesso periodo di quest’anno, «assistiamo a un calo del 40 per cento complessivo nello screening mammografico, del 34 per cento nel citologico e del 10 per cento nello screening colon-retto, come d’altronde l’andamento regionale e nazionale». In totale, da gennaio a settembre sono stati effettuati circa 20 mila esami mammografici (di cui 1.320 indirizzati ad approfondimenti), circa 14 mila esami citologici (752 approfondimenti) e 43 mila esami colon-retto (2.200 secondi livelli). «Abbiamo dati molto incoraggianti che ci dicono che la popolazione apprezza l’intervento di screening», conclude Bano, «l’adesione al programma mammografico è del 70 per cento circa, al citologico è del 55 per cento circa, a quello del colon-retto è del 56 per cento». —
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