La guerra fra Carraresi e Venezia e la peste devastano il territorio

A metà del Quattrocento la povertà è tale da non riuscire a pagare neppure il compenso per le esequie dell’unico prete presente  
Tribano (PD), 21 giugno 2019. Vedute di Tribano per articolo di Jori. Nella foto: palazzo Selvatico Estense, con i portici, in via Roma.
Tribano (PD), 21 giugno 2019. Vedute di Tribano per articolo di Jori. Nella foto: palazzo Selvatico Estense, con i portici, in via Roma.

gli ultimi secoli

Le condizioni della popolazione peggiorano drasticamente all’inizio del Quattrocento, a causa della spietata guerra tra Venezia e i Carraresi per il controllo del Padovano che devasta l’intero territorio attorno a Monselice; a questo si aggiunge un’epidemia di peste nera, che dimezza la popolazione. Ancora a metà del secolo, dopo la conquista veneziana, la situazione è tragica; lo testimoniano le condizioni della stessa chiesa, che una relazione stesa per la visita pastorale del vescovo nel 1449 descrive pressoché in rovina, con il tetto “marcidum et fluentem”; addirittura, da anni l’unico prete esistente non fa alcun rendiconto delle entrate e delle spese, soprattutto perché non c’è quasi niente da rendicontare, e non ci sono neppure i registri: i canonici di Monselice hanno sequestrato perfino quelli, come forma di pignoramento, per non aver ancora ricevuto il previsto compenso per aver celebrato le esequie del sacerdote precedente.

Le cose cambiano nel Cinquecento, grazie anche all’introduzione della coltura su larga scala del mais, che diventa tra l’altro il prodotto base della dieta contadina. Tuttavia la povertà è condizione ancora diffusa, se il 22 ottobre 1618, nel redigere il proprio testamento, l’arciprete di Tribano dell’epoca, don Paolo Galliero, sceglie di nominare come eredi i poveri del suo paese, dando disposizioni perché ogni anno le rendite della chiesa siano assegnate alle persone più indigenti, con particolare attenzione alle donne da marito impossibilitate a farsi una dote, e quindi a sposarsi.

Don Paolo è figura di rilievo: parroco dal 1592 al 1627, arriva a Tribano da Milano, dove è stato al servizio del futuro santo Carlo Borromeo, che prima di morire gli regala il suo berretto cardinalizio (tuttora conservato nella chiesa arcipretale). Il paese gli ha dedicato una via del centro e la scuola media. Le condizioni di vita, in quel periodo, sono ancora precarie: lo testimonia un’annotazione vescovile del 1634, in cui si spiega che la gente del paese non può nemmeno andare a messa la domenica “per non lassar le case ai ladri, e creature piccole esposte a molti pericoli”.

La situazione non cambia sostanzialmente nei secoli successivi. Primo sindaco dopo il passaggio del Veneto sotto il Regno d’Italia, nel 1866, è il conte Pietro Brazolo. Solo nel secondo dopoguerra le cose migliorano: sorgono nuove case, si rinnovano le tecniche agricole, arrivano l’industria e soprattutto l’artigianato a creare nuove occasioni di lavoro; la realizzazione della Monselice-mare contribuisce a creare nuove opportunità per la comunità locale. —

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