La mamma: «Ormai non ho più speranze ma voglio riabbracciare mia figlia Samira»

«Non credo più che mia figlia sia viva. Ora vorrei solo rivedere il suo corpo». Malika El Attar regge per quasi un’ora il racconto di questi due mesi senza la figlia Samira.
All’ultima domanda, però, scoppia in lacrime. Non riesce più a soffocare il sentimento di una madre che vuole solamente poter riabbracciare il corpo della figlia.
Anche se senza vita. Malika è arrivata in Italia dal Marocco lunedì scorso. Da settimane voleva raggiungere Stanghella per poter seguire da vicino le ricerche della figlia Samira, 43 anni, scomparsa da casa il 21 ottobre, ma anche per stare accanto alla nipotina di quattro anni che da oltre due mesi è senza l’affetto di mamma. A sostenere Malika ci sono la sorella Anna, zia di Samira, e l’avvocato Nicodemo Gentile, legale che collabora con l’associazione Penelope, realtà a sostegno dei famigliari di persone scomparse.
RAPPORTO COL MARITO
Mamma Malika non nasconde il rapporto freddo che sta vivendo con Mohamed Barbri, marito di Samira, indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere: «Quando sono arrivata a Stanghella non mi ha nemmeno abbracciata» racconta la donna «Mi ha ribadito che non sa niente di mia figlia e mi ha solo detto di stare tranquilla, che tanto lei ritornerà».
Malika è allibita dalla freddezza e dalla tranquillità del genero: «Da quando sono arrivata non abbiamo mai pranzato o cenato assieme, eppure viviamo sotto lo stesso tetto. È così tranquillo, e invece io non dormo la notte pensando a Samira e sperando che in qualsiasi momento possa suonare il campanello».
LA GELOSIA DI MOHAMED
Malika è sicura: la gelosa di Mohamed verso la figlia era diventata insostenibile. «Samira me lo confidava al telefono. Non aveva intenzione di divorziare, ma diceva di non reggere più la sua gelosia». Racconta la madre: «La scorsa primavera Samira è venuta in Marocco con sua figlia. Una nostra nipote, giocando col suo cellulare, si è accorta che nel telefonino c’era un’app che osservava ogni sua attività su Whatsapp. Samira ha chiamato immediatamente Mohamed, che ha negato ogni responsabilità. È poi venuto fuori che era stato lui: per quasi un mese non si sono più parlati». La donna ha confermato l’episodio del the col sonnifero che Mohamed avrebbe tentato di somministrare a Samira: «Alla fine lo aveva ingerito per sbaglio la figlia, che era stata male. Mohamed aveva detto che dentro c’erano gocce per il mal di denti. Ma perché lo aveva servito a Samira? Perché si era preoccupato così quando la figlia lo aveva ingerito? Perché era corso in bagno a svuotare la boccettina del farmaco?».
TROPPO TRANQUILLO
La madre ritorna sul comportamento del genero: «Ricordo ancora quel 21 ottobre: abbiamo dovuto insistere perché andasse a denunciare la scomparsa di Samira. Lo abbiamo quasi obbligato alle 00.50. A quell’ora la caserma era chiusa, ed è ritornato la mattina dopo». Malika è dubbiosa anche sull’anomalo trasferimento di chiamata che, sempre in quel 21 ottobre, aveva dirottato le chiamate verso il cellulare di Samira a quello di Mohamed: «Era la prima volta che capitava in tanti anni. E poi, perché proprio quel pomeriggio Mohamed aveva girato a Samira delle foto di loro due? Perché proprio in quel giorno è arrivata l’esigenza di spedire delle foto così piene di affetto?».
L’APPELLO DI MADRE
«All’inizio la speranza che Samira fosse viva era forte. Ora non ci credo più, ma voglio comunque poterla riabbracciare, anche se è morta. Chiedo a chiunque sappia qualcosa di rivolgersi alle forze dell’ordine, che stanno lavorando con grande professionalità per ritrovare Samira. Mia figlia era amata da tutti e non aveva nemici, e mai avrebbe lasciato da sola la sua bambina». —
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