La moda, arte e apocalisse del vestire

La moda è un modo, un mondo che intreccia sogni con desideri, stili con riti, occasioni con funzioni. Le giornate milanesi dedicate alla moda ci fanno entrare nel mondo di chi ci veste e che ci fa sembrare e guardare, noi stessi di fronte agli altri; apre i pensieri a ciò che siamo e, spesso, a ciò che vorremmo essere. Se la moda è un grande universo talvolta rigido e fuori dalla realtà per chi crea, viceversa il fruitore e le fashion victims sono gli alleati più fedeli, i divulgatori d’eccellenza: la moda non esiste se non c’è chi la cerca, la desidera, la vuole.
Al mondo della moda fa eco quello delle modelle, donne che sembrano perfette, donne dalle gambe lunghissime che con le loro falcate occupano la scena delle sfilate, donne esili e filiformi, condannate a far stare il corpo nel vestito e non viceversa, un corpo che si deve adattare alla visione onirica dello stilista, donne che alla fine diventano inconsistenti per non rubare la scena emotiva dell’estetica dell’abito. Anoressia e bulimia, cocaina e altre trasgressioni si sono spesso allineate, affiancate, declinate alla simbologia dell’estetica e dell’estetismo a tutti i costi. Stilisti o creativi, ritenuti maghi del crimine interiore, quel crimine che priva con l’apparenza l'anima dalla sua essenza trasformandola in tulle, crine, piumino o metallo, seta o broccato. Oppure stilisti che sono semplicemente maghi creativi capaci di far giocare donne e uomini sul grande teatro quotidiano che è l’arte o l’apocalisse del vestire.
La moda sicuramente non educa, bensì esaspera e traduce da millenni il bisogno dell’uomo di rappresentarsi attraverso le infinite sfumature di ciò che indossa. La moda italiana è uno dei settori dell’economia che ancora funziona rendendo lo stile nazionale un’eccellenza nel mondo, ma ciò non giustifica la possibilità di essere veicolo anche di comportamenti diseducativi nel momento in cui rende uomini e donne schivi dell’immagine, oppure quando dentro un vestito c’è il vuoto.
Nell’aria, nelle pieghe nascoste dei bisogni, soprattutto delle donne, c’è però ora il desiderio di riprendersi la grande arte del cucito, quel divertimento nello scegliersi i tessuti, nel toccare con mano lane e sete, cucire, tagliare, provare. Sta tornando d’attualità il mondo delle piccole sartine, quelle che in casa creano gli abiti per se stesse, abiti che possono diventare il sogno di un giorno. È un incantesimo che non si dice, ma piano piano per molte donne ciò sta diventando una liberazione, il poter decidere da sole cosa mettersi e, soprattutto, poter indossare qualcosa fatto con le proprie mani, mani che hanno fatto, da sempre, la storia e il successo anche del mondo dorato della moda.
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