La moglie dell'assassino: "Era il nostro incubo"

LA TESTIMONIANZA
PADOVA. «Ormai era diventato un incubo. Chiamava a ogni ora, di giorno e di notte. Diceva che voleva combattere, che ci avrebbe ucciso tutti». C’è una donna minuta che da sola bada a sei figli, cercando di tenere in piedi una casa con letti e culle ammassati anche in soggiorno. Quella donna è la moglie dell’uomo attualmente in carcere con l’accusa di omicidio. Le conseguenze del duello di giovedì pomeriggio le sono piombate addosso come un meteorite, perché ora lei non ha più un uomo su cui contare. Non ha nemmeno un lavoro. E quindi tutto diventa difficile e la strada si fa in salita. Mabel, si chiama. È lei che racconta mesi e mesi di minacce. L’incubo ricorrente in questa casa che si affaccia sulla provinciale che prende il nome di via Piovese, a Voltabarozzo, ha un nome ben preciso: Walter Crispin.

«Si era fissato con questa storia della relazione con la moglie ma non era per niente vero. Era tutto in testa sua» racconta la donna abbracciando due figli e osservando uno a uno gli altri disposti intorno. «Un mese e mezzo fa stava facendo la spesa all’Alì della Guizza quando se l’è trovato davanti. Quello l’ha aggredito come una furia. Abbiamo denunciato tutto. Lui smetteva per qualche giorno ma poi ricominciava con le telefonate. Chiamava anche me, i miei figli. Credo fosse un’ossessione ormai per lui».
A Voltabarozzo Arca Melvin è uno “del paese”. «Tifa Milan come me» racconta il barista. «Fino a poco tempo fa girava con una cocorita sulla spalla. Brava gente». La moglie di Arca Melvin lavorava fino a poco tempo fa come domestica per la famiglia Bordin, quelli dell’azienda che realizza rimorchi agricoli. Erano anziani, li assisteva. Da quando sono morti è rimasta senza lavoro. «Noi volevamo risolvere la situazione» racconta la donna. «Volevamo parlarci ma lui non ci voleva sentire. In testa aveva un’unica idea: la vendetta». Secondo Mabel Walter Crispin era piombato in un triste tunnel emotivo, forse reso ancora più grave dall’uso di qualche droga. «Giovedì non ne sapevo niente dell’appuntamento. Mio marito è uscito di casa senza dirmi che sarebbe andato a regolare i conti. Ho saputo quello che era successo quando si sono presentati a casa mia quattro poliziotti. Hanno perquisito tutte le stanze». —
E.FER..
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