Gli accademici del Bo con Gaza: «Stop al silenzio, bisogna agire»
L’appello pubblicato sulla rivista The Lancet chiede azioni concrete per «cessare il genocidio»: ha già 3.300 firme

C’è un silenzio che pesa più di mille parole. Un silenzio che seleziona, esclude, distingue tra vittime e vittime. È questo il punto di partenza dell’appello pubblicato ieri su The Lancet – settimanale inglese di ambito medico – con già 3.300 firme: una chiamata alle istituzioni accademiche e sanitarie per riconoscere pubblicamente il genocidio in corso a Gaza.
La lettera è redatta dal professor Roberto De Vogli, docente dell’Università di Padova, assieme ai colleghi Jonathan Montopoli (medico dell’Ospedale Infermi di Rimini), Ghassan Abu-Sittah (docente all’Università di Glasgow) e Ilan Pappé (Università di Exeter). Un’iniziativa nata nella città del Santo ma che parla al mondo. La presa di posizione dell’Università segue quanto già gradualmente affermato subito dopo l’inizio del conflitto, prima con una condanna dell’invasione dell’esercito israeliano a Gaza, quindi, le scorse settimane, con una cessazione degli accordi di collaborazione futuri con gli atenei di Tel Aviv.
«I bambini palestinesi sono stati colpiti in modo sproporzionato», scrive De Vogli. «Dal 7 ottobre 2023, Gaza ha registrato più morti infantili di qualsiasi altra zona di conflitto e ha il più alto numero di bambini con amputazioni pro capite al mondo. Il sistema sanitario è stato inoltre sistematicamente smantellato».
L’appello – dal titolo Break the selective silence on the genocide in Gaza – chiede un immediato cessate il fuoco, l’apertura di corridoi umanitari, la responsabilità penale per crimini di guerra e contro l’umanità. E soprattutto esorta a rompere il «silenzio selettivo» che ha caratterizzato la risposta di molte istituzioni accademiche e sanitarie, rapide a reagire in altri contesti (come in Ucraina), ma reticenti – secondo gli accademici che hanno redatto la lettera – quando a essere sotto attacco è la popolazione palestinese.
Le parole usate sono pesanti. Ma anche i numeri lo sono: nel 2024, l’aspettativa di vita a Gaza è crollata di 35 anni, un tracollo peggiore di quello registrato durante il genocidio in Ruanda, segnalano i redattori. A questo si aggiunge un sistema sanitario al tracollo: in due anni sono stati 720 gli attacchi a strutture sanitarie, 1.400 tra medici e infermieri uccisi, insieme a 295 membri del personale delle Nazioni Unite e 212 giornalisti.
Il documento ricorda che importanti agenzie delle stesse Nazioni Unite e relatori speciali hanno già parlato di genocidio. L’Alleanza Europea per la Sanità Pubblica, l’Associazione Europea per la Sanità Pubblica e la Federazione Mondiale delle Associazioni di Sanità Pubblica – hanno firmato una dichiarazione congiunta in tal senso.
«Il genocidio a Gaza è una prova etica decisiva per la comunità sanitaria globale, gli scienziati sociali e le associazioni accademiche», si legge nella lettera. «Il silenzio non è un’opzione», prosegue, sottolineando un dilemma morale: «O difendiamo la nostra responsabilità etica collettiva e alziamo la voce per prevenire ulteriori violenze e fame, oppure saremo ricordati per il nostro silenzio».
L’Università di Padova, dal canto suo, si era già espressa dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre 2023 condannando Hamas ma chiedendo uno stop delle violenze da ambo le parti. Nei mesi successivi ha rafforzato i programmi di accoglienza per studenti e docenti palestinesi a rischio, stanziando 200 mila euro per borse di studio. I primi di luglio ha poi approvato una mozione che condanna nuovamente l’azione militare israeliana, denuncia l’emergenza umanitaria in atto e chiede un intervento diplomatico più deciso. Impegnandosi infine a non siglare nuovi accorsi con istituzioni (atenei compresi) del Paese ebraico.
La rettrice Daniela Mapelli aveva già in passato espresso posizioni nette: «Non possiamo ignorare la tragica catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza, con l’annientamento della popolazione, ridotta in condizioni disumane. Una tragedia che solleva un grido sempre più forte, e chiede la fine di tale orrore».
La città del Santo si riconferma quindi in prima linea nella denuncia del genocidio palestinese. Nel corso del consiglio comunale della scorsa settimana è passata una mozione (promossa da Coalizione Civica e votata a maggioranza) che impegna il sindaco Sergio Giordani ha sospendere ogni rapporto commerciale con Israele, in nome della tragedia in corso a Gaza. Mozione che ha anche invitato il Comune a eseguire una ricognizione per monitorare eventuali transiti di armamenti o componenti belliche negli interporti del Padovano. È stata la prima città in Veneto a esporsi così tanto. —
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