La moglie: «Orgogliosa di lui, ma è durata troppo poco»

MESTRINO. Su quel campo dove è ancora lui il protagonista, e dove centinaia e centinaia di occhi si velano di lacrime, “Checco” Bertocco rivive attraverso i ricordi, toccanti, di tre persone speciali: l’amico d’infanzia, la sorella e la moglie. È qui che la cerimonia tocca l’apice della commozione, perché le parole di Simone Sanavio (lette dal cognato di Francesco, Marco), quelle di Alessandra (affidate ad una parente) e quelle di Carla Caporello fanno venire i brividi, scuotono l’animo, provocano il pianto.
Simone è in Australia, a Sidney. Ha inviato una lettera d’addio al “socio” (come lo chiamava lui), che la famiglia ha reso pubblica. «Ci siamo conosciuti quando avevamo 7 anni e da lì non ci siamo più lasciati, inseparabili, sempre assieme», racconta. «Mai un litigio, mai mancanza di rispetto nemmeno quando guardavamo i derby Inter-Milan assieme: eravamo sempre d'accordo, tu con il Milan vincevi ed io perdevo spesso e quasi ti dispiaceva per me. Siamo fortunati, noi che ti abbiamo conosciuto, abbiamo avuto la possibilità di conoscere un angelo vero... E devo dire che io sono stato tra i più fortunati perchè posso dire: il mio migliore amico è un angelo del paradiso. E di certo non merito questo privilegio. Non sono mai stato perfetto come te!». «Non ho il coraggio di vedere il dolore negli occhi dei tuoi cari, di tutte le persone che ti vogliono bene, non ho la forza di vedere il tuo corpo chiuso in una cassa... Tu sei vivo in un posto bellissimo! Un’ultima cosa, ti prego: una volta al mese o ogni due mesi vienimi a trovare nei miei sogni, ci facciamo una chiacchierata assieme, ci mangiamo una pizza come facevamo e poi, come tanti anni fa, ce ne andiamo a giocare a stecca».
Alessandra, il volto nascosto parzialmente da occhiali scuri, lo chiama il“fratellone”. «So che si sopravvive, che si va avanti, ma con tanta rabbia dentro, credimi», comincia così la sua lettera. «Avrei voluto dirti il mio voto alla maturità e vederti ridere quando avrei preso la patente di guida... Ho sempre creduto negli angeli, sono sicura che sei diventato uno di loro. Il migliore di tutti».
Infine, Carla, la donna sposata due anni fa e che un mese fa lo aveva reso padre: «Ci siamo insegnati un sacco di cose a vicenda, eravamo gli opposti che si attraggono. Eravamo stupendi. Ora sono arrabbiata tanto, amore mio. Sapevo che uomo speciale avevo accanto a me. Te l’ho promesso, ce la farò per Giulia: saresti stato il papà migliore del mondo, sei il capitano di noi due. Questo è disumano, crudele, dovrò sopravvivere e mi manca l’aria adesso. Sono orgogliosa di essere tua moglie, solo è durato troppo poco...». La voce, ad un certo punto, s’increspa, l’emozione ha il sopravvento. Carla, che ha voluto anche la sua piccola creatura presente, lascia il leggio, pallida e tremante, e si abbandona nelle braccia dei famigliari. Ma l’immagine più straziante è quella che ci consegna pochi secondi dopo: fatti un paio di passi a destra, trova il conforto di Silvano Bertocco e della signora Serenella, i suoceri annientati dal dolore. Si stringono forte, mentre l’applauso corale dei 2000 intervenuti sembra non finire mai.
Tre “perle” ricavate da un funerale bellissimo e intenso. Giusto così, per il capitano e leader di un Mestrino che difficilmente ne troverà altri come lui. Ciao, guerriero!
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