La storia di Palazzo Priuli Stazio scritta per difendere il suo futuro

Domani sarà presentato lo studio storico degli Amici del Gradenigo che ha lo scopo di salvare dalla speculazione il parco della villa 

il libro

Conoscere il proprio patrimonio artistico per cogliere fino in fondo l’importanza della sua salvaguardia e valorizzazione. È questo l’obiettivo del nuovo volume realizzato dall’associazione culturale Amici del Gradenigo, dedicato interamente alla storia di Palazzo Priuli Stazio. Si tratta della villa veneta cinquecentesca di via Borgo Rossi, oggi di proprietà della famiglia Ballan. Per realizzarlo ci sono voluti oltre dieci anni di certosino lavoro d’archivio.

«La necessità di approfondire la storia di questo edificio» spiega il curatore Renzo Fontana, docente di Storia dell’arte alla Ca’ Foscari e già presidente di Italia Nostra, oltre che cofondatore degli Amici del Gradenigo «è nata nel 2004 quando il Comune ha lottizzato l’area dell’ex fonderia che un tempo rappresentava l’immenso parco della villa. La crisi del mercato immobiliare ha poi frenato una possibile speculazione ma non l’ha esclusa. Attraverso questo libro, che evidenzia il valore di questo patrimonio architettonico ai più sconosciuto, c’è la volontà anche di sollecitare i pubblici poteri a risolvere anche questo vincolo urbanistico che rappresenterebbe una tragedia per il palazzo». La ricostruzione della storia di Palazzo Priuli Stazio è passata attraverso i preziosi ritrovamenti negli archivi di Stato di Udine. Fondamentali sono stati i numerosi e frequenti inventari che hanno dimostrato come negli interni fossero custodite centinaia di opere d’arte, collezioni varie e un’armeria già storica per l’epoca.

Di proprietà inizialmente della famiglia Stazio, commercianti svizzeri che acquistarono i titoli nobiliari a Venezia, l’edificio entrò nella disponibilità della famiglia veneziana Priuli in occasione di un matrimonio. Palazzo Priuli Stazio, oltre ai sfarzosi interni, era dotato di un parco profondo quasi un chilometro con “oratorium publicum”.

Al libro hanno lavorato anche Alessandra Zabbeo, che ha spulciato gli archivi, e Sara Grinzato che si è occupata delle vicissitudini del Novecento, il periodo più buio per l’edificio. «È stata ricostruita» aggiunge il presidente degli Amici del Gradenigo, Mario Miotto «una nuova storia del palazzo, che ha corretto le ricostruzioni fuorvianti e approssimative fatte in passato». L’opera sarà presentata domani alle 10 al Teatro Filarmonico, poi a Campolongo Maggiore (venerdì 14), a Mira (martedì 18) e a Padova (mercoledì 19). Per informazioni:338/1199983.

Alessandro Cesarato

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