La strage fiacca di Takeshi Kitano
VENEZIA. Un altro grande cade in trasferta. Ed è Takeshi Kitano questa volta a deludere. Il regista che conta il più alto numero di fan e di tentativi di imitazione, stavolta, con “Outrage beyond” sembra fare il verso a se stesso. Il film si muove su un terreno ben noto a Kitano, quello della mafia giapponese, la yakuza. Qui però Kitano abbandona l’ironia che lo contraddistingueva a favore di un classico film di genere, con stragi in diretta e un numero spropositato di piombo e di pallottole. Il motivo di tanta carneficina è una guerra interna alla mafia, scatenata da un poliziotto arrivista che semina zizzania per poterne approfittare, oltre che per la sua carriera, anche per debellare le numerose gang che, spinte dalla crisi economica, cercano di espandersi il più possibile, ai danni l’una delle altre. Il trucco che il detective Kataoka crede di escogitare è la scarcerazione del vecchio boss Otomo (lo stesso Kitano), che tutti credevano morto e che invece ritorna, desideroso di vendette trasversali contro i vecchi nemici di un tempo. Ma l’ironia che era l’arma principale di Kitano, raramente riesce a venire in superficie come in passato. E non basta un autentico campionario di morti ammazzati, sparati, sgozzati, pestati, trapanati e persino presi a palle di baseball da un simulatore. “Hana Bi” purtroppo è lontano e con esso anche quella dolce alternanza stilitica tra estrema violenza e grande tristezza, con un marcato pizzico di sarcasmo che aveva sempre caratterizzato il cinema di Kitano fino a oggi. (mi.go.)
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