Zan sulla zona rossa a Padova: «Non vedo delle emergenze reali»

L’eurodeputato: «Uno stigma sul rione, trasformare questi controlli in routine non risolve i problemi. Il degrado si combatte con interventi sociali»

Edoardo Fioretto
L’europarlamentare Alessandro Zan (Pd)
L’europarlamentare Alessandro Zan (Pd)

Onorevole Alessandro Zan (Pd), la destra canta vittoria: dice che la zona rossa ha reso l’Arcella più sicura. Dopo tre mesi, che idea si è fatto?

«Che l’Arcella non è più sicura, ma più stigmatizzata. La sicurezza non si ottiene con zone rosse calate dall’alto, ma con politiche serie: investimenti, servizi, spazi di comunità. È quello che Comune, Consulta di quartiere, associazioni, commercianti e parrocchie fanno da anni, ben prima dell’ordinanza».

Padova, Ostellari: «La zona rossa è utile, l’Arcella ora è più vivibile ma si può fare meglio»
Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari (Lega)

Numeri: in stazione, con 13 mila persone identificate, i Daspo sono stati appena 41. Propaganda o risultati?

«I numeri parlano da soli: un’operazione di immagine che produce effetti minimi. E il prezzo lo pagano i cittadini, che vedono il loro quartiere dipinto come un problema. Le persone irregolari non spariscono: si spostano altrove, diventano ancora più difficili da intercettare dal tessuto sociale. Il problema si sposta, non si risolve».

Problema che, di fatto, si sposta altrove?

«Esatto. Le persone irregolari non spariscono: si spostano, diventano ancora più difficili da intercettare dal tessuto sociale. Così non si risolve nulla».

Il 15 settembre la misura scade. Proroga sì o no?

«Un provvedimento emergenziale si giustifica solo con un’emergenza reale. Io a Padova non la vedo. Trasformarlo in routine significherebbe svuotarlo di senso».

Lo stigma. Lo sente?

«Sì, e a caro prezzo. L’Arcella è stata raccontata come un problema, oscurando anni di lavoro e di investimenti che avevano restituito orgoglio. I danni sono concreti: commercianti penalizzati, studenti più diffidenti ad affittare case».

Però, paradossalmente, ha fatto emergere le energie del quartiere.

«Negli ultimi mesi l’Arcella ha reagito con concerti, feste, iniziative culturali, cene all’aperto. È la risposta di un quartiere vivo, dove realtà associative e di volontariato sono da sempre in prima linea. Non fanno notizia, ma sono loro a cambiare davvero il volto della città. È lì che bisogna investire».

La destra replica: “I cittadini onesti non hanno nulla da temere, anzi: servono più strumenti, più durezza”.

«L’equazione “più repressione uguale più sicurezza” è sbagliata. Le forze dell’ordine svolgono un lavoro indispensabile, ma non basta. Servono politiche che costruiscano fiducia e investimenti che sostengano chi anima i quartieri».

In fondo l’Arcella non è solo cronaca nera.

«È un mosaico sociale, con migranti, giovani coppie, studenti. Ha energie enormi. Ridurla a un problema di ordine pubblico è un torto ai suoi abitanti. E credo che nulla riuscirà davvero a oscurarne le potenzialità positive».

Il Tar di Napoli ha detto: “misura straordinaria per problemi ordinari”. Vale anche qui?

«Quella sentenza è chiara: non si usano misure eccezionali per problemi che richiedono soluzioni strutturali. E questo, a mio avviso, vale anche per Padova».

 

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