La vedova sconvolta e disperata

CITTADELLA. «Non abbiamo nulla da dire, proviamo solo tanto dolore». Dalia De Bortoli, moglie di Alfredo Giacon, non è in grado di pronunciare altre parole.
Con il compagno, oltre a condividere tanti anni di matrimonio, aveva anche gestito per una ventina di anni il centralissimo bar Borsa di Cittadella. Una coppia conosciutissima, la loro, che viveva in una villetta di via Campanello a Facca.
Alessandro Meneghini, legale di fiducia del figlio della vittima, sostiene che «quanto uscito in questi giorni sulla stampa è sconcertante. Massimo, il figlio di Alfredo Giacon, vuole tutelare e soprattutto riabilitare la figura del padre, visto che lui purtroppo non è più in grado di poterlo fare».
Il corpo senza vita dell'ex barista di Cittadella è stato trovato immerso in Brenta, a pochi passi dalla trattoria Ceo Pajaro di via Boschi a Fontaniva. Madre e figlio, proprio mercoledì mattina, hanno voluto ripercorrere insieme, abbracciati, gli ultimi istanti del loro caro.
Insieme, sono scesi fino al fiume e, proprio nel punto dove è stato rivenuto il cadavere del settantaduenne, hanno appoggiato a terra un vaso di fiori freschi composto da rose, gerbere rosse e gigli bianchi.
Sopra, un ultimo messaggio che il figlio ha voluto indirizzare al papà: «Riposa in pace, ti voglio tanto bene». Uno scritto che molte persone, in questi giorni, hanno potuto imprimere nella mente: in tanti, infatti, si sono recati lungo l'argine per vedere coi propri occhi dove si fosse consumata quella tragica violenza. (s.b.)
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