La vita quotidiana nei “casoni” rivive in un libro di foto e ricordi

come eravamo
C’erano una volta i casoni, le tipiche abitazioni rurali padovane con l’alto tetto ricoperto di paglia: spazzati via dall’avanzata del “progresso” tra gli anni Trenta e Sessanta, i casoni di Saonara rivivono nella pubblicazione “Casoni della vecchia Saonara” che la cartolibreria Pagliarin, storico negozio saonarese, ha dedicato al sessantesimo anniversario della sua apertura.
Il libro è stato voluto da Elia Pagliarin, 72 anni, dei quali gli ultimi sessanta passati dietro al banco della cartoleria, prima in via Roma e dal 2006 in piazza Zambelli; da sempre appassionato cultore di storia locale, Elia Pagliarin è stato anche autore di numerose mostre allestite durante la sagra dell’Assunta. Realizzato con la collaborazione del fotografo Rossano Sanavia, del disegnatore e grafico Luciano Serraglia e dello scrittore Giovanni Sartoratti, il volume raccoglie le foto d’epoca di tredici fra i più importanti casoni del territorio di Saonara, accompagnate dai nomi e dagli immancabili soprannomi delle famiglie che vi abitavano, dal luogo dell’antica ubicazione e in qualche caso anche dalla data di demolizione.
Foto cariche di suggestione, messe a disposizione da alcune famiglie del posto, dove si intravede un mondo semplice e ormai scomparso: le famiglie numerose radunate nell’aia, gli anziani dal volto austero, la folla che si assiepa davanti alla chiesa parrocchiale in un giorno di festa. Nel 1930, Saonara era uno dei paesi del Padovano con la più alta concentrazione di casoni: se ne contavano infatti 206. Poco più di trent’anni dopo, nel 1966, ne sopravviveva solo uno, anch’esso poi andato distrutto. Nel libro viene inoltre riprodotto lo schema costruttivo del tetto in paglia, e identificati nei dettagli di due carte topografiche gli schizzi di due casoni antichissimi, uno del 1718 e l’altro addirittura del 1541. Menzione speciale, nelle ultime pagine, per l’antico forno da pane ancora visibile in via Caovilla, segnalato per la prima volta in una cartografia del 1853 e tuttora, dopo un restauro, in ottime condizioni. —
Patrizia Rossetti
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