L’addio di don Ciotti al fratello dell’eroe «Grazie alla dignità dell’amico Corrado»

VIGONZA
C’era don Ciotti, fondatore del “Gruppo Abele” e dell’associazione “Libera contro le mafie”, ieri a celebrare, insieme al parroco don Bruno Rampazzo e a don Luigi Tellatin, parroco a Facca, il funerale di Corrado Antiochia, il pensionato morto venerdì scorso all’alba, cadendo dalle scale in casa. «Un’altra tempesta ha travolto questa famiglia», ha detto nell’omelia. «Tempeste che improvvisamente possono arrivare nella vita di tutti. Come improvvisa è stata la morte di Corrado, già segnato nella sua carne dalla morte della mamma, del papà e del suo grande e generoso fratello Roberto, agente della Polizia che volontariamente, nonostante fosse stato trasferito a Roma, scortò il commissario Cassarà venendo trafitto insieme a lui da 141 colpi di mitraglietta. Lui non era in servizio ma non ha voluto lasciare solo, con un gesto di amore e grande generosità, il commissario che aveva scortato e tutelato. Il nostro pensiero va anche a Saveria, cofondatrice di “Libera” e mamma di Roberto, Corrado e Alessandro che in quelle ore drammatiche ci disse: “Quando ti uccidono un figlio sparano anche su di te”. Ecco, il mio pensiero va a tutti loro perché ci sia una memoria viva».
Corrado Antiochia era venuto ad abitare a Perarolo con la moglie Marina una ventina d’anni fa. La coppia ha trascorso questi anni quasi nell’anonimato, pochissimi sapevano del suo legame con un eroe, insignito della medaglia d’oro al valor civile. Una scelta di riservatezza che solo ora trova una ragione. Sconosciuti a Vigonza non certo per la Polizia e per i gruppi di Libera e Abele. E in questo ruolo, fratello di un eroe vittima della mafia, è stato salutato ieri. «Diciamo un ciao carico di affetto, stima e riconoscenza a Corrado come si fa fra persone che si vogliono bene», ha detto don Ciotti. «Con lui abbracciamo te, Marina, che lo hai accompagnato in questa grande storia di fatiche, dolori, gioie nel cammino della vita. Il pensiero va anche a sua mamma Saveria che è nella storia di questo paese, una donna grande protagonista. Il dolore non va affrontato da soli ma sentendoci sostenuti da chi ci vuole bene, da chi condivide i nostri ideali di vita. La nostra presenza vuole essere un atto di stima verso di lui e la sua vita, vissuta nella dignità dei ricordi anche famigliari che sono stati pesanti. Il Signore apprezza tutto questo, il bene compiuto nella vita lo approva e lo ricompensa».
A partecipare alla messa funebre erano presenti il vice questore di Padova e numerosi poliziotti in borghese, che hanno accompagnato la moglie all’uscita stringendosi commossi a lei. Come ultimo gesto d’amore Marina Antiochia ha stretto a se la foto del marito posata sul feretro e l’ha baciata dedicandoli un saluto: “Ciao amore, grazie”. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova