L'annuncio alle 12: don Claudio Cipolla è il nuovo vescovo di Padova

Alle 12 è caduto il segreto pontificio: le campane del Duomo hanno suonato a festa. Il vicario per la Pastorale di Mantova è la scelta a sorpresa di papa Francesco
porto mantova. inchiesta sull'insediamento della moschea misulmana a maloensata. don claudio cipolla
porto mantova. inchiesta sull'insediamento della moschea misulmana a maloensata. don claudio cipolla

PADOVA. Le campane a festa hanno suonato alle 12.15, in contemporanea a Padova e a Mantova. I rintocchi, quelli della basilica di Santa Maria Assunta di piazza Duomo e della cattedrale di San Pietro apostolo – chiesa madre della Diocesi di Mantova –, hano segnato lo scioglimento del segreto pontificio e la Chiesa padovana conoscerà il nome del nuovo vescovo. E un po’ come accadde il 5 luglio di 26 anni fa la guida della Chiesa padovana sarà affidata a un outsider. Lo era, allora, il giovane nunzio apostolico Antonio Mattiazzo lo è monsignor Claudio Cipolla, attuale vicario episcopale per la Pastorale della Diocesi di Mantova.

Campane a festa per l'annuncio del nuovo vescovo di Padova

Sarà il sessantenne mantovano, nato a Goito, a raccogliere la lunga eredità di Mattiazzo che, come annunciato in occasione della festa di San Gregorio Barbarigo, andrà come semplice missionario nella prefettura apostolica di Robe in Etiopia. Cipolla diventerà quindi il 123esimo vescovo di Padova per volere di papa Francesco che, così come fece Wojtyla nel 1989, si è orientato per una scelta di vera e propria rottura indicando Cipolla, un “semplice” parroco che dovrà essere ordinato vescovo prima di prendere la guida della Chiesa padovana. Il futuro presule proviene dal mondo dell’Azione Cattolica ed è stato ordinato a Mantova il 24 maggio del 1980. Già parroco della chiesa di Sant’Antonio di Porto Mantovano, è stato membro del consiglio pastorale della Diocesi di Mantova dal 2010 al 2014 e della commissione per la formazione permanente del clero. Siede, formalmente almeno fino alle 12 di oggi, nel ratione officii del consiglio presbiterale, nel collegio dei consultori e il primo settembre del 2014 è stato nominato vicario episcopale per la Pastorale della Diocesi di Mantova. Nel 2011 è stato insignito del titolo di Cappellano d’Onore di Sua Santità. Inoltre dal 1990 al febbraio 2009 è stato direttore della Caritas di Mantova.

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Antonio Mattiazzo

Una scelta in controtendenza, come detto, che porta al Vescovado un presule esterno alle attuali vicende curiali, in grado di intraprendere un nuovo percorso di opere e di carità e poco conosciuto negli ambienti vicini alla Santa Sede.

La storia, a 26 anni di distanza, si ripete. Allora da una parte c’era l’episcopato triveneto, guidato dal cardinale Marco Cè e dall’arcivescovo di Udine Alfredo Battisti (di origini padovane), che avevano puntato sull’allora vescovo di Vittorio Veneto, Eugenio Ravignani. Dall’altra c’erano i nuovi vertici della Cei, in particolare l’allora segretario generale Camillo Ruini, che preferivano una nomina più “wojtyliana” anche per quanto riguarda l’apertura ai nuovi movimenti e aggregazioni laicali: un profilo che rispondeva all’allora vescovo di Chioggia, Sennen Corrà. Vista l’impasse, dalla Sante Sede iniziarono a cercare un outsider. Si parlò di una candidatura di padre Raniero Cantalamessa, ma poi le autorità vaticane individuarono il giovane nunzio apostolico Antonio Mattiazzo, originario della Diocesi di Padova, da pochi anni rappresentante pontificio in Costa d’Avorio, Burkina Faso e Niger. Papa Wojtyla lo scelse a sorpresa.

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La sorpresa è destinata ad accompagnare anche la nomina di monsignor Cipolla. Dopo che nel maggio del 2014 Mattiazzo ha reso noto all’arcivescovo Adriano Bernardini, nunzio apostolico rappresentante del Papa in Italia, di voler concludere il suo mandato il 18 giugno 2015 (festa di San Gregorio Barbarigo), ha preso avvio l’iter che ha portato il nunzio apostolico ad avviare le consultazioni previste per la nomina del nuovo vescovo. Un giro d’orizzonte nel corso del quale sono stati sentiti i vescovi della regione, esponenti del clero diocesano e anche alcuni laici. Successivamente, così come ebbe modo di ricordare lo stesso Mattiazzo, è stata presentata alla Congregazione dei vescovi una terna di nomi. «A conclusione di questo iter sarà il Santo Padre a decidere il nome del vescovo». Diversi i nomi che hanno animato il toto-vescovo. Da ultimo quello di Carlo Roberto Maria Redaelli, vescovo di Gorizia, emerso, secondo indiscrezioni, dopo il rifiuto arrivato da monsignor Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste. Ma nell’ambito delle giro di consultazioni sono trapelati anche i nomi del vescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzocato, di Giampiero Gloder (presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica e vice camerlengo della Camera Apostolica) e poi ancora di Andrea Toniolo (responsabile del Servizio nazionale per gli studi superiori di Teologia e di Scienze religiose della Cei) e di monsignor Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. Alla fine papa Francesco ha scelto don Claudio Cipolla.

La cerimonia per la nomina di don Cipolla a vescovo

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