L’assessore al bunga-bunga ha prodotto anche film hard

Un procedimento per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione ormai al traguardo finale, con una richiesta di condanna a due anni da parte della pubblica accusa. E una batosta in arrivo con la nuova contestazione ancora di sfruttamento della prostituzione. Non c’è pace per Alessandro Costa, il trentanovenne di Sandrigo con il “pallino” del porno, ex vigile urbano ed ex assessore alla Sicurezza nel Comune di Barbarano Vicentino in quota Lega Nord (partito dal quale è stato espulso nel 2011 dopo le manette). Già perché, oltre a gestire una rete di persone che procacciavano clienti (moltissimi i padovani) a prostitute in cambio di danaro e a inserire annunci in siti specializzati per favorire gli incontri (bestannunci.it o cercamicivip.com), Costa non disdegnava di realizzare film casalinghi “vietatissimi”. Insomma l’assessore-regista hard avrebbe arruolato attrici - o presunte tali - di bella presenza e piuttosto disinibite per filmare i loro amplessi e realizzare video destinati al commercio. Un commercio florido e a basso costo: per ogni prestazione davanti alla macchina da presa le professioniste del porno (tra loro una ventitreenne badante rumena e un’insegnante bolognese con un’attività segreta più redditizia del lavoro ufficiale) ricevevano circa 200 euro per ogni “seduta”. Nell’estate scorsa, quando Costa torna libero dopo l’arresto del 21 gennaio, emerge il nuovo filone dell’inchiesta affidata al tenente Luca Bordin dei carabinieri di Padova (autore di tante indagini e poi trasferito al Battaglione di Mestre dove non è più operativo). Così si scopre che fra il 2006 e il 2008 l’ex assessore avrebbe organizzato una serie di feste in varie località, tra cui i Colli Euganei. Feste molto “particolari” dove, tra fiumi di vino e musica, il sesso era sfrenato e senza limiti: si trattava di gang bang , orge con un numero molto elevato di partecipanti. È in queste occasioni - e non solo - che sarebbero stati girati i filmini, realizzati pure a Bellaria, a Rovigo e in altre località. Chiuso questo secondo fronte d’indagine, il pm Vartan Giacomelli ha sollecitato il processo nei confronti di Costa. Il difensore dell’imputato, l’avvocato vicentino Paolo Mele sr., ha eccepito l’incompetenza territoriale del tribunale di Padova, chiedendo che gli atti siano trasmessi all’autorità giudiziaria del capoluogo dove si ipotizza che il reato contestato sia stato commesso. Il giudice si è riservato la decisione che sarà resa nota nell’udienza del prossimo 22 maggio. Intanto il 13 novembre il gup Sonia Bello pronuncerà la sentenza per le accuse relative alla gestione del portale di annunci a luci rosse. Costa ha chiesto il giudizio abbreviato che, in caso di condanna, gli consentità di beneficiare dello sconto di un terzo della pena.
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