L’assessore fa l’aggressore e le prende

LIMENA. Da assessore ad aggressore, per una sera. Jody Barichello, titolare della Sicurezza nel Comune di Limena, si è prestato come “aggressore” nella simulazione organizzata durante il secondo corso di difesa personale dedicato alle donne. E sono volati sberloni e calci da parte delle 25 signore, tutti indirizzati a Barichello e ai membri dell’associazione di softair “Lone Wolf” che si sono prestati nela parte dei “cattivi” di turno.
I “Lone Wolf” hanno messo a disposizione il capannone in disuso in cui hanno allestito il loro percorso di “guerra” simulato, per ricreare un ambiente in cui le donne dovevano difendersi dagli aggressori, al buio e lontano dalle rassicuranti pareti del locale in cui le signore normalmente si allenano con l’istruttore.
«All’inizio le donne, nonostante avessero già alle spalle un primo corso di autodifesa, erano timide e stentavano a colpire i ragazzi per paura di far loro male», racconta Barichello, «ma poi si sono lasciate andare e hanno cominciato a picchiare sodo per difendersi. La serata prevedeva un percorso in cui le donne, sole o a gruppetti di due o tre, camminavano tranquillamente lungo i 150 metri di lunghezza del capannone abbandonato. Da dietro panelli, tende e gazebo sbucavano all’improvviso degli “aggressori”, che le prendevano alle spalle. Brave le signore perché hanno saputo reagire, mettendo in pratica gli insegnamenti del loro istruttore, il body guard Palmiro Simioni».
L’istruttore, durante le lezioni del corso di autodifesa, ha soprattutto insegnato alle donne a riconoscere e ad evitare le situazioni di pericolo, dicendo loro a cosa prestare attenzione, a tenere alto il livello di guardia, ad essere pronte a difendersi e ad avere una reazione più veloce, mettendo in pratica piccoli suggerimenti, come quello di tenere in mano le chiavi, per essere più veloci ad entrare in casa, ma anche a colpire in faccia l’eventuale aggressore. Il dolore della “pugnalata” sicuramente distrae l’uomo, dando alla donna alcuni minuti di vantaggio per nascondersi, per entrare in casa propria o in auto e a chiamare aiuto. Si tratta comunque molto di credere in se stesse, di avere il coraggio di difendersi, di non sentirsi vittime, ma in grado di avere una possibilità di cavarsela.
L’autodifesa è questione, quindi, di concentrazione e sicurezza: e, infatti, alla fine del primo corso, l’istruttore ha chiesto alle donne di concentrarsi e di rompere con un colpo una tavoletta da un centimetro e mezzo di spessore. La maggior parte di loro ci è riuscita.
«La violenza verso le donne», conclude l’assessore Barichello, «non accade solo per strada ad opera di aggressori sconosciuti, ma purtroppo succede sempre più spesso tra le pareti domestiche, da parte di mariti o fidanzati violenti, e le donne devono essere in grado di scampare anche a questi pericoli».
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