L’autopsia: droga iniettata da altra persona Il cadavere non è stato conservato in frigo

Primi risultati dell’esame necroscopico su Federico. Stupore dei medici legali: la salma era già in decomposizione all’obitorio



Il buco di una puntura sulla mano destra. Buco che Federico Bertollo – la mano e la gamba sinistra paralizzati da quando aveva 14 anni – non avrebbe mai potuto farsi da solo con una siringa. Dai risultati dell’autopsia sul corpo dello sfortunato ragazzo, ecco la conferma di quello che il “terzo uomo”, il quarantenne cittadellese amico della vittima e altrettanto amico del “carnefice”, il 49enne cittadellese Ivano Sogliacchi, aveva sempre detto: «Era un mix di cocaina ed eroina, volevamo fumarcela, ma era troppo solida, e allora Ivano si è offerto di scaldarla e di fare l’iniezione. La prima dose a me, la seconda a Federico. Ivano no, non l’ha presa».

L’esame

Il medico legale Barbara Bonvicini, incaricata dell’esame dalla procura, ha rilevato il segno dell’ago sulla mano destra: impossibile che l’iniezione sia stata eseguita dalla vittima su se stesso vista la paralisi del lato sinistro del corpo provocato dalle conseguenze di un investimento. Ancora nessuna certezza sulle lesioni al volto, in particolare un’ecchimosi sotto l’occhio, una scia di sangue rappreso dallo zigomo alla base del naso, mentre la bocca era aperta ma piena di muco e sostanza da rigurgito: potrebbe essere il risultato della caduta oppure il prodotto di un edema conseguente allo shock da overdose.

esami di laboratorio

Tra le versioni fornite, il testimone ha raccontato che, dopo l’iniezione, Federico sarebbe piombato a terra e lasciato lì perché troppo pesante. Di più non si può dire, se non attendere i 30 giorni assegnati per il completamento degli esami di laboratorio, in particolare tossicologici, sui campioni di organi e di liquidi biologici prelevati. Tra questi, anche campioni di capelli indispensabili per ricostruire la sua storia “tossicologica”. Agli accertamenti medico legale partecipano pure il dottor Claudio Rago per l’unico indagato (al momento) accusato di spaccio e di morte come conseguenza di quel reato e la dottoressa Rossella Snenghi nominata dall’avvocato Ernesto De Toni che tutela la famiglia Bertollo. L’inchiesta – coordinata dal pm Emma Ferrero – dovrà rispondere anche ad altre domande: quanto tempo hanno atteso i due “amici” di Federico prima di chiamare i soccorsi? Un’ora o più ore? E ancora, il giovane avrebbe potuto essere salvato se le cure fossero state tempestive? Dalle risposte potrebbe dipendere la contestazione di ulteriori reati

Ultimo sfregio

Ieri mattina il corpo di Federico era già in fase di decomposizione quando il medico legale Bonvicini ha iniziato l’esame.

Il motivo? Il corpo, una volta arrivato nell’obitorio di Camposampiero, non è stato custodito in una cella frigorifera. Eppure non solo l’esigenza di conservarlo in vista dell’autopsia (che è fondamentale per chiarire le responsabilità penali), ma anche il forte caldo avrebbero dovuto imporre una maggior attenzione. —

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