Resaturo del Pedrocchi, la prossima estate niente eventi in sala Rossini

Lo spazio al piano nobile sarà off limits tra luglio e settembre: analisi e rilievi ora in corso. Al Caffè, restauri al via in primavera

Costanza Francesconi
Sala Rossini al Caffè Pedrocchi
Sala Rossini al Caffè Pedrocchi

Ogni ricciolo di stucco sbeccato, braccio di lampadario affaticato e lista di parquet rigonfia. Ogni lembo di tessuto liso, quadrato di intonaco scrostato, marmo o superficie pittorica usurati.

Da capo a piedi, lo storico Caffè Pedrocchi è stato scannerizzato in vista dell’imponente restauro finanziato dal presidente di Acciaierie Venete, Alessandro Banzato. Un’opera che si immaginava di avviare lo scorso aprile, ma che di fatto entrerà nel vivo questa primavera.

Ha attraversato i secoli, infatti, lo stabilimento voluto da Antonio Pedrocchi e disegnato da Giuseppe Jappelli.

Le sue condizioni di salute (sia strutturali che dell’apparato decorativo e degli arredi nelle sale e logge) sono state negli ultimi mesi oggetto di monitoraggio tra l’andirivieni degli avventori affezionati al “caffè senza porte” e il volteggiare dei vassoi carichi di leccornie come il celebre “pedrocchino”, il caffè padovano alla menta nato in quella che fu torrefazione e mescita.

I passaggi precedenti 

Era il 6 giugno dell’anno scorso quando la giunta accettava formalmente la generosa sponsorizzazione di Banzato del valore di 800 mila euro, risorse all’80% legate all’Art Bonus, l’incentivo fiscale che consente una detrazione, fino al 65%, per chi effettua donazioni a sostegno del patrimonio culturale pubblico. Da allora è stata firmata una convenzione tra il mecenate e Palazzo Moroni e stimato un programma che ipotizzava l’avvio dell’intervento poco più di un mese fa. Fatte le dovute indagini arriviamo ad oggi, «in fase di progettazione», come spiega il Responsabile unico di progetto, l’architetto Domenico Lo Bosco.

Il programma 

«Stanno procedendo i rilievi curati dalla società toscana Red Studio. Laser scanner e analisi chimico-fisiche dei materiali su cui si andrà a mettere mano, molte delle quali richieste dalla Soprintendenza», chiarisce il Rup. «Entro fine anno si terrà la gara d’appalto, in primavera partiranno i lavori che si concentreranno per un mese in sala Rossini, perciò chiusa tra metà luglio e metà settembre».

Questo per non interferire con gli eventi che durante l’anno vengono organizzati in quell’ambiente, come gli altri nell’edificio nel 2014 dati in gestione dal Comune al gruppo Fedegroup, e tra i più delicati e soggetti a vincoli da restaurare tra quelli in cui si sviluppa il primo piano.

Il piano nobile 

«Adotteremo un approccio conservativo», nota Lo Bosco. In sala Rossini, detta Napoleonica, è da consolidare il lampadario (300 chili circa), da rimettere a nuovo l’intonaco, le pareti, i decori in gesso, il pavimento e le api dorate, «simbolo massonico nonché omaggio di Jappelli a Napoleone» racconta l’assessore alla cultura e all’edilizia monumentale Andrea Colasio, grato per la generosità messa al servizio di un pezzo di storia di Padova.

«Pare il generale francese facesse ornare con un motivo ad api anche le tende allestite durante le sue campagne militari e che, come riportano autorevoli saggi sull’argomento, le ritrovò anche nella camera da letto in cui il conte Polcastro, nell’omonimo palazzo, ora De Benedetti, lo ospitò in città a maggio del 1797».

Le altre sale 

Rimanendo al primo piano, si interverrà poi nelle logge, nella sala Gotica, negli spazi del Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea, in Sala Rinascimentale, in quella Moresca e nella Egizia, da cui si accede alla loggia Corinzia e a quella Egizia, e dove verranno sostituite, ad esempio, le listarelle di legno a pavimento.

Al piano terra, le forti piogge hanno sciupato nel tempo la Sala Bianca e la Verde. Nella Rossa verranno restaurati anche i due emisferi di mappamondo – dipinti in proiezione stereografica, con il settentrione in basso e nomenclatura in lingua francese – sulle pareti opposte alle finestre.

«Una manutenzione diffusa riguarderà gli interni. Gli esterni», ricorda Colasio, «sono già stati trattati con protettivi anti scritta». 

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