L’azienda sostituisce i lavoratori in sciopero: arrivano i carabinieri

MONSELICE. Sono state bloccate dai carabinieri di Monselice, allertati dalla Cgil, le operazioni di sgombero della merce effettuate nei magazzini della Ceva Logistics da personale estraneo: il fatto è grave, si tratta di un reato penale dato che l’utilizzo di lavoratori esterni (si tratta, molto probabilmente, di dipendenti di una delle ditte clienti) viola il diritto allo sciopero impugnato dai sessanta lavoratori della Ceva, da venerdì in presidio davanti ai locali di via Trentino.
«L’altra notte» racconta Matteo Cesaretto, segretario provinciale della Filt Cgil Rovigo «passando per di qui ci siamo resi conto che l’impianto era funzionante. Abbiamo allertato le forze dell’ordine che sono intervenute facendo degli accertamenti e riscontrando all’interno dei locali la presenza di personale non assunto, estraneo a quelle attività. Pensiamo che siano i dipendenti di una delle ditte clienti che stava cercando di portare via il materiale. A questo punto, dato che si tratta di un reato penale (i lavoratori, secondo il diritto allo sciopero, non possono essere sostituiti in alcun modo), i carabinieri hanno fatto scaricare i camion mandandoli via vuoti. Questo episodio illegale ha aumentato ancora di più la tensione sulla vertenza in corso».
I lavoratori della Ceva, che gestisce il magazzino di Monselice per Carraro e Sit, sono in sciopero per due motivi: il primo riguarda il conflitto interno tra Ceva e fornitori innescato dalla catena di subappalti e il secondo è il cambio di appalto chiesto al 31 luglio, un’azione che la Cgil ritiene «scellerata» perché mette a repentaglio diverse garanzie a tutela dei lavoratori come il rimborso fiscale e il Tfr (Trattamento di fine rapporto) che non si sa se verranno tributati. «Qui abbiamo un cambio di appalto senza alcuna garanzia di assunzione» spiega Matteo Cesaretto «le condizioni che ci pongono sul tavolo non sono accettabili: ci hanno chiesto di derogare il Tfr».
L’intenzione dei sindacati è di porre fine a questa catena di subappalti che crea condizioni peggiori per i lavoratori: se non si raggiunge l’accordo sessanta persone rischiano il posto di lavoro.
«Facciamo appello a tutte le istituzioni affinché intervengano a darci una mano» conclude Cesaretto «in Regione c’è un tavolo aperto con l’assessore Donazzan sulla logistica per cui auspico che ci aiutino a uscire da questa confusione».
Al momento la protesta sta ancora durando con il blocco totale delle attività ma se non si giungesse all’accordo (arrivando anzi all’assunzione di nuove persone, una minaccia che l’azienda potrebbe perpetuare) la tensione potrebbe salire alle stelle. Oggi è il giorno decisivo per sapere di più: in caso di notizie negative c’è il rischio concreto che il presidio dei lavoratori si trasformi in rivolta.
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