Le banche sotto accusa adesso trattano

La perizia del tribunale attesta che avrebbero applicato tassi da usura al titolare di Eurostrade90, mettendolo in ginocchio
Di Cristina Genesin
BARON GIOVANNI SCHIAVON IMPRENDITORE SUICIDA VIGONZA
BARON GIOVANNI SCHIAVON IMPRENDITORE SUICIDA VIGONZA

VIGONZA. Ha proposto di “trattare” una soluzione stragiudiziale prima che la causa civile sia definita con una sentenza. Anzi, forse proprio per evitare la sentenza. È uno dei due istituti bancari controparte nella vertenza civile avviata dalla famiglia di Giovanni Schiavon, l’imprenditore titolare della Eurostrade90 con sede a Peraga di Vigonza, morto suicida per i guai con le banche (Cariveneto e Antonveneta ora Mps) e l’incapacità di rientrare dei conti in rosso. Una mossa decisa dopo l’esito della perizia firmata dal commercialista Gianluca Vindigni e ordinata dal giudice padovano Silvia Rigon. Secondo l’esperto, gli istituti avrebbero applicato tassi usurari (tassi effettivi superiori al tasso soglia usura) nella concessione dei fidi, la commissione di massimo scoperto e l’anatocismo bancario ovvero gli interessi sugli interessi. Il risultato? L’imprenditore si era ritrovato con le spalle al muro, i conti ripuliti, non un soldo per pagare i dipendenti e le banche che reclamavano il rientro di fidi e prestiti. Ieri udienza interlocutoria: si tornerà davanti al giudice il prossimo 18 settembre quando le parti formuleranno le loro richieste finali (la famiglia Schiavon tutelata dagli avvocati Fabio Greggio di Monselice e dal collega Roberto Di Napoli di Roma e le due banche, Cariveneto assistita dall’avvocato Federica Bugaro e Antonveneta dal legale Daniela Sorgato). Poi entro l’anno la sentenza.

La perizia, comunque, fa tabula rasa del passato. Il nodo della questione è capire quando abbia iniziato a decorrere la prescrizione decennale sui diritti maturati dal correntista (Schiavon) a chiedere la restituzione degli interessi calcolati sbagliati (alle banche) e pagati più di 10 anni fa Perché sbagliati? Tra l’imprenditore e gli istituti ci sarebbero state pattuizioni non valide con riferimento alla capitalizzazione degli interessi, le spese di commissione massimo scoperto e i tassi usurari. Resta un ventaglio di soluzioni possibili stando alle conclusioni della perizia: Cariveneto potrebbe essere tenuta a restituire alla famiglia dagli 80 mila ai 157 mila euro, mentre il debito di Schiavon verso Antonveneta potrebbe essere ridimensionato da 70 mila euro a 30 mila. «Dopo la tragica morte, un amico di famiglia, Mario Bortoletto, suggerì alle eredi di rivolgersi a Confedercontribuenti Veneto per verificare i rapporti bancari dell’azienda in quanto probabilmente viziati da anomalie» spiegano Alfredo Belluco e Raffaella Zanellato di Confedercontribuenti, «Abbiamo incaricato un tecnico e dalle analisi sono risultate cifre importanti non dovute, tali da trasformare il credito vantato dalle banche in debito delle stesse nei confronti dell’imprenditore. A questo punto era necessario citare le banche in giudizio e ciò avrebbe comportato dei costi. Ecco perché abbiamo anticipato le spese processuali e incaricato l’avvocato Roberto Di Napoli, autore di numerosi libri in materia bancaria, a predisporre l’atto di citazione. Su richiesta della famiglia è stato nominato anche l’avvocato Greggio».

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