Le banche sotto accusa adesso trattano

VIGONZA. Ha proposto di “trattare” una soluzione stragiudiziale prima che la causa civile sia definita con una sentenza. Anzi, forse proprio per evitare la sentenza. È uno dei due istituti bancari controparte nella vertenza civile avviata dalla famiglia di Giovanni Schiavon, l’imprenditore titolare della Eurostrade90 con sede a Peraga di Vigonza, morto suicida per i guai con le banche (Cariveneto e Antonveneta ora Mps) e l’incapacità di rientrare dei conti in rosso. Una mossa decisa dopo l’esito della perizia firmata dal commercialista Gianluca Vindigni e ordinata dal giudice padovano Silvia Rigon. Secondo l’esperto, gli istituti avrebbero applicato tassi usurari (tassi effettivi superiori al tasso soglia usura) nella concessione dei fidi, la commissione di massimo scoperto e l’anatocismo bancario ovvero gli interessi sugli interessi. Il risultato? L’imprenditore si era ritrovato con le spalle al muro, i conti ripuliti, non un soldo per pagare i dipendenti e le banche che reclamavano il rientro di fidi e prestiti. Ieri udienza interlocutoria: si tornerà davanti al giudice il prossimo 18 settembre quando le parti formuleranno le loro richieste finali (la famiglia Schiavon tutelata dagli avvocati Fabio Greggio di Monselice e dal collega Roberto Di Napoli di Roma e le due banche, Cariveneto assistita dall’avvocato Federica Bugaro e Antonveneta dal legale Daniela Sorgato). Poi entro l’anno la sentenza.
La perizia, comunque, fa tabula rasa del passato. Il nodo della questione è capire quando abbia iniziato a decorrere la prescrizione decennale sui diritti maturati dal correntista (Schiavon) a chiedere la restituzione degli interessi calcolati sbagliati (alle banche) e pagati più di 10 anni fa Perché sbagliati? Tra l’imprenditore e gli istituti ci sarebbero state pattuizioni non valide con riferimento alla capitalizzazione degli interessi, le spese di commissione massimo scoperto e i tassi usurari. Resta un ventaglio di soluzioni possibili stando alle conclusioni della perizia: Cariveneto potrebbe essere tenuta a restituire alla famiglia dagli 80 mila ai 157 mila euro, mentre il debito di Schiavon verso Antonveneta potrebbe essere ridimensionato da 70 mila euro a 30 mila. «Dopo la tragica morte, un amico di famiglia, Mario Bortoletto, suggerì alle eredi di rivolgersi a Confedercontribuenti Veneto per verificare i rapporti bancari dell’azienda in quanto probabilmente viziati da anomalie» spiegano Alfredo Belluco e Raffaella Zanellato di Confedercontribuenti, «Abbiamo incaricato un tecnico e dalle analisi sono risultate cifre importanti non dovute, tali da trasformare il credito vantato dalle banche in debito delle stesse nei confronti dell’imprenditore. A questo punto era necessario citare le banche in giudizio e ciò avrebbe comportato dei costi. Ecco perché abbiamo anticipato le spese processuali e incaricato l’avvocato Roberto Di Napoli, autore di numerosi libri in materia bancaria, a predisporre l’atto di citazione. Su richiesta della famiglia è stato nominato anche l’avvocato Greggio».
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