Le due medaglie mai consegnate all'eroe che morì in manicomio

PADOVA. All’Ospedale ai Colli di Padova sono state ritrovate una medaglia d’oro e una croce, entrambe riconoscimenti ai meriti di guerra. Due piccoli oggetti dal grande significato perché simbolo di onore, di ciò che è stata la Grande Guerra per migliaia di italiani partiti al fronte. Ma l’ex militare che avrebbe dovuto riceverli nel 1968 non ha avuto la possibilità di appenderli al muro di casa, né di custodirli in vetrina in bella vista. In quel periodo, infatti, aveva 71 anni ed era malato perché la sua psiche non era sopravvissuta allo shock di trincea. Nato nel 1897, ha risieduto a Pavia fino al 1915 quando è stato chiamato al fronte.

Prima le trincee poi il manicomio a vita. Durante i combattimenti, la sofferenza dell’uomo era talmente insostenibile da rendere necessario il suo ricovero in un ospedale psichiatrico. Così l’Ospedale ai Colli, ex manicomio provinciale, è diventato la sua casa. Anno dopo anno l’ex militare ha passato il resto della vita passeggiando tra i viali alberati e lavorando fianco a fianco con gli altri ricoverati. Assieme alle due medaglie è stato ritrovato anche il diploma ufficiale di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto. L'onorificenza era conferibile ai militari italiani che avessero combattuto per almeno sei mesi durante la Prima guerra mondiale. L’attestato, infatti, venne consegnato a quasi tutti i combattenti ancora in vita nel 1968. Il titolo di “Cavaliere di Vittorio Veneto” era insignito per decreto della Repubblica Italiana, in riconoscimento del servizio prestato.
«Stiamo cercando di risalire ai familiari». «Ora sono sulle tracce dell’ex militare», dichiara Maria Cristina Zanardi, archivista dell’Usl 16 e curatrice della prossima mostra sulla Grande guerra, «Sto cercando di risalire ai familiari per consegnare loro i riconoscimenti che gli spettano. Il diploma e le medaglie di ricordo venivano inviati al Comune di residenza, quindi questo fa capire che il paziente è rimasto ricoverato così tanto tempo a Padova da aver cambiato residenza all’ospedale psichiatrico».
Quest’ultimo ritrovamento si aggiunge agli altri inediti documenti sui soldati del ’15-18 ricoverati in uno speciale reparto gestito dai militari e ricavato nello psichiatrico di Brusegana, venuti alla luce solo qualche settimana fa durante un riordino. «Valorizzeremo tutto questo materiale storico attraverso una mostra aperta al pubblico», aggiunge Urbano Brazzale, direttore generale dell’Usl 16, «Il ricordo del passato si unisce al futuro, inserendosi all’interno del progetto di rilancio della Casa ai Colli. L’umanizzazione passa attraverso la disumanizzazione».
Si presume che le medaglie ritrovate non siano mai state consegnate all’ex militare, ma tenute da parte dal personale del manicomio per evitare che andassero perse o rubate dagli altri ricoverati. Assieme al riconoscimento, i militari meno abbienti avevano diritto anche ad un vitalizio, non reversibile, di circa 60 mila lire. L’assegno annuo, esente da ritenute erariali, era corrisposto in due rate semestrali. La somma di denaro probabilmente era utile all’uomo che non poteva godere di molte altre entrate. La prima medaglia per il titolo di Cavaliere è una croce greca in metallo scuro, su cui è inciso su un lato un elmetto militare e sull’altro una stella a cinque punte.
La croce è legata ad un nastro con i colori della bandiera italiana e una riga azzurra centrale. La seconda medaglia di forma circolare, più piccola leggera, è d’oro. Da un lato è rappresentato un elmetto di guerra e dall’altro compare la scritta “50esimo anniversario della vittoria 1918-1968”. Per ottenere l’onorificenza gli interessati dovevano presentare domanda al Ministero della difesa, tramite il Comune di residenza. La legge risale al 18 marzo 1968. Dal 2008 l’Ordine di Vittorio Veneto è privo di cavalieri rimasti in vita.
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