Legge elettorale proiezioni di voto e faccia a faccia tra leader politici
La nuova legge elettorale, figlia di un faticoso compromesso tra maggioranza di governo e opposizione di centrodestra, è al centro di un dibattito in programma domani sera all’hotel Crowne Plaza di...
La nuova legge elettorale, figlia di un faticoso compromesso tra maggioranza di governo e opposizione di centrodestra, è al centro di un dibattito in programma domani sera all’hotel Crowne Plaza di Limena (ore 20.30) su iniziativa dell’associazione Realtà Veneta. «Riforma o inciucio?» è l’interrogativo di partenza, alimentato dalle critiche piovute da parti e riguardanti, soprattutto, la mancata garanzie di una maggioranza parlamentare post-voto e il prevalere - una volta ancora - dei “nominati” dalle segreterie di partito rispetto ai rappresentanti eletti dai cittadini attraverso la preferenza. Dopo l’introduzione dei dirigenti dell’associazione promotrice - Clodovaldo Ruffato e Sandro Benato - la parola passerà al politologo Paolo Feltrin che illustrerà nel dettaglio le regole elettorali che scandiranno le prossime politiche: la sua relazione su collegi, soglie e riparto dei soggi si concluderà con un’attesa proiezione dei possibili esiti del voto in territorio padovano e veneto.
A seguire, coordinato dal giornalista del “mattino” Filippo Tosatto, un confronto a più voci tra i leader politici: Jacopo Berti consigliere regionale del M5S, Alessandro Bisato segretario del Pd veneto, Roberto Ciambetti presidente del consiglio regionale, Elena Donazzan assessore di Forza Italia in Regione e Piero Ruzzante che all’assemblea di Palazzo Ferro-Fini rappresenta Mdp-Articolo 1. Prevedibili toni accesi: secondo i Cinque Stelle l’accordo Pd-Alfano con l’asse Forza Italia-Lega-Fdi (che ha consentito l’approvazione della legge elettorale) ha quale unico obiettivo impedire un successo pentastellato (il rifiuto di alleanze da parte di Grillo e Di Maio preclude, di fatto, al M5S la la maggioranza assoluta, anche in presenza di un exploit di consensi). E anche Mpd contesta le nuove regole - imposte dal Governo attraverso un voto di fiducia - perché tali da non garantire un maggioranza chiara, favorendo così il temuto inciucio Renzi-Berlusconi.
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