Liberalizzazione degli orari dei bar, ma non in centro a Padova

PADOVA. Qualcuno ci aveva anche sperato. La liberalizzazione degli orari dei negozi e dei bar voluta dal governo Monti avrebbe potuto riportare un po’ di vita notturna nel centro di Padova. In realtà le serrande continueranno a restare abbassate dopo lo scoccare della mezzanotte. Perchè prevalgono i motivi di «ordine pubblico» che hanno portato il primo cittadino ad emanare le ordinanze che impongono il «coprifuoco».
Chiusure anticipate sempre valide dunque per i bar del centro. Nonostante la liberalizzazione inserita nella legge 111 del 15 luglio del 2011 dove «in via sperimentale» si normava il fatto che gli esercizi commerciali e «di somministrazione di alimenti e bevande» possono essere svolte senza limiti di «rispetto degli orari di apertura e di chiusura, e dell'obbligo della chiusura domenicale e festiva».
Ma il sindaco Zanonato si è affrettato a emettere un’ordinanza pubblicata nell’albo del Comune il 29 dicembre con cui si ribadisce che le «ordinanze sindacali» consentono «l’imposizione di vincoli all’attività economica privata nei casi di danno alla sicurezza, disposizioni indispensabili per la protezione della salute umana, dell’ambiente, del paesaggio e della patrimonio culturale» (è scritto proprio in modo errato nell’ordinanza, ndr).
A conferma della propria decisione il sindaco allega anche una circolare del Ministero per lo sviluppo economico (n. 3644/C del 28 ottobre 2011). Insomma i «problemi di sicurezza e degrado urbano» impongono il coprifuoco. Il «liberalizzatore» Monti non può nulla contro il «sindaco-sceriffo» Zanonato.
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